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Eugenio Vazzano

Eugenio Vazzano ama riassumere il suo lavoro in queste tre massime: “le mani al posto della macchina, la bottega al posto della fabbrica, la passione che diventa lavoro”. È questa la sua concezione di artigiano; un “artigiano artistico”, come spesso lo chiamano, che non si affida alla tecnologia digitale, ma resta legato alla manualità e alle tecniche di lavorazione di alto livello professionale. Tecniche che sono figlie delle antiche tradizioni di cui l’Italia e nel suo caso la Sicilia in particolare sono la culla.
Ultimo di sette figli, nato e cresciuto a Melilli, trasferitosi all’età di quattordici anni negli Stati Uniti per studiare arte e rincorrere il suo sogno, torna in Italia e sceglie Firenze per studiare all’Accademia Americana d’Arte, lavorando contemporaneamente in una prestigiosa boutique di moda della città. Il desiderio di tornare in Sicilia nella sua Melilli si fa presto avanti e nasce dalla certezza delle radici e dalla familiarità con il patrimonio di esperienze: un patrimonio genetico che riceve riferimenti, suggestioni, motivi di ispirazione in un continuo rimando all’arte, alla cultura e al costume della Sicilia.
Della lunga esperienza giovanile americana rimane la curiosità globale, che permette di accostare con naturalezza i fasti del Barocco all’arte povera, e sopratutto il coraggio che fa nascere la “Melilli factory”, la manifattura, ospitata in una vecchia fabbrica di caponata, in cui nascono coperte, plaid, teli… ma anche arazzi e raffinati “stracci” per la casa, come ama definirli lui stesso.
Il laboratorio-atelier comprende ora più di dieci collaboratori, che lavorano con la stessa filosofia, ispirata al recupero di un passato ancora vivo e al riciclo creativo: ogni ritaglio di stoffa avanzato è l’inizio di una nuova storia, l’essenziale primo tassello di una nuova opera d’arte. Le stoffe utilizzate sono molteplici, dalle più tradizionali come sete pregiate, cotoni raffinati, lini e velluti, cachemire, broccato e jacquard, ma anche fibre inusuali come iute grezze, lane orientali e jeans, che vengono poi tinte, stropicciate, decorate.
Gli anni americani sono stati molto importanti per raffinare alcune tecniche e conoscenze: a Miami, infatti, negli anni Novanta, il desiderio di conoscere aveva portato l’artista a frequentare i magazzini in cui si conservavano abiti usati destinati ai senzatetto: da quegli abiti confezionati con tessuti anni Trenta-Quaranta-Cinquanta sono nati i primi patchwork, poi diventati il marchio più riconoscibile di tutta l’opera stessa di Vazzano.

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