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Autore: lucaluca

Davide Medri

Davide Medri

Davide Medri nasce a Cesena il 7 agosto 1967 e si laurea presso le Belle Arti di Ravenna, l’Istituto d’Arte del Mosaico e il Albestainer Mosaico Scuola Professionale, considerata una delle migliori scuole al mondo per l’insegnamento della tecnica del mosaico.

Dopo varie esperienze artistiche e nel mondo del design, nel 1997 il designer inizia la produzione dei mosaici a specchio, interamente realizzati a mano con estrema minuziosità. Subito questi oggetti altamente decorativi, frutto di una estetica marcata a tratti massimalista, diventano delle icone del design, desiderate in tutto il mondo; le forme sono molteplici, unite o scomposte a formare diverse composizioni, squadrate o curve, in specchio naturale, oro o in vetro nero per un effetto sempre molto spettacolare.

L’operato è totalmente artigianale e ogni singolo pezzo di vetro è fissato a mano garantendo l’alta qualità; ogni opera d’arte e di design è unica.

Parallelamente agli specchi, ai pannelli e alle grandi cornici il designer crea anche tavoli, tavolini, consolle e lampade con le stesse caratteristiche, unendo al mosaico di vetro o di specchio l’ acciaio inox, in un piacevole gioco di lucido-opaco e chiaro-scuro. Tra questi arredi si possono citare i tavolini conici con interno in mosaico illuminato dalla luce, il lungo tavolo in acciaio con inserti in mosaico e le famose lampade aggregabili ad anelli in mosaico a specchio luminoso.

Gli specchi e le sue grandiose cornici rimangono, a molti anni di distanza dalla loro prima comparsa, il prodotto più ingegnoso, originale e riconosciuto di Davide Medri, definito ormai “il re del mosaico di specchio”. In anni più recenti alla celebre tipologia di specchi in mosaico, si è aggiunta una nuova collezione ironica e molto decorativa, composta da grandi specchi dalle sembianze ingigantite di segnali stradali, reali o immaginari. Questa collezione, apparentemente ludica, non deve trarre in inganno: ogni esemplare è realizzato totalmente a mano, dipingendo, come su un quadro, il segnale stradale con i suoi relativi simboli e colori.

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Dick Van Hoff

Dick Van Hoff

Dick van Hoff nasce ad Amsterdam nel 1971 e si diploma alla Scuola d’Arte di Arnhem nel 1996, ora con sede a est dei Paesi Bassi.
Dopo il diploma inizia subito a progettare con il suo nome, aprendo un piccolo studio, che segue tutta l’evoluzione del progetto, dalla prima fase progettuale a quella della produzione; in tutti questi anni Van Hoff ha prodotto un flusso costante di oggetti di squisita fattura.
Attraverso il proprio lavoro di designer e come professore-tutor presso la Design Academy di Eindhoven, Dick van Hoff continua a svolgere un ruolo importante nel plasmare il futuro di molti giovani talenti olandesi e di quello che viene definito “Droog design thinking”. La sua promozione dell’artigianato fine accoppiato con tecniche industriali forgia un rinnovato interesse per i canoni moderni di forma, funzione e adeguatezza.
Il designer incarna valori universali in prodotti moderni che sembrano esistere da secoli: funzionalità, qualità e relazione tra utente e prodotto danno forza ai progetti; su una sedia di Dick van Hoff ci si siederà sempre bene, una sua lampada illuminerà sempre in maniera impeccabile il punto desiderato, il suo porta-legna in cuoio sarà comunque tra i migliori contenitori esistenti per la legna da affiancare al camino… Il funzionamento è più importante dell’estetica, ma ciò non significa che la forma segua la funzione; i disegni sono presenti, sono solidi e convincono proprio per il loro potente linguaggio visivo, sono icone che catturano il cuore.
Spesso robusti nella forma, ma sottilmente dettagliati, sono oggetti senza tempo, dove la loro presenza risulta ovvia, il loro posto nella casa logico e piacevole come un buon amico.
La personalizzazione industriale garantisce un modo di produzione intatto e penetrante in cui la qualità, la finitura e la scelta dei materiali sono fondamentali; i disegni sono realizzati con amore: amore per il prodotto, il processo decisionale, l’utente e la professione. Sia che il design sia prodotto industrialmente o manualmente, la perfezione e la maestria sono sempre molto visibili.
Il lavoro di Dick van Hoff è rappresentato nella collezione permanente del Boymans van Beuningen di Rotterdam, del Fond National d’Art Contemporaine, di Parigi e del Centraal Museum di Utrech.

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Fratelli campana

Fratelli Campana

Humberto (1953) e Fernando (1961) Campana sono nati a Brotas, una città a 250 chilometri da São Paulo, con un’ economia basata sull’ agricoltura, trovandosi in una regione con abbondanti risorse naturali. Fino al loro trasferimento a São Paulo per iniziare i loro studi universitari, entrambi i fratelli vivevano in famiglia, Il padre era un ingegnere agronomo e la madre un’ insegnante di scuola elementare, in una casa senza pavimento e con un vasto cortile circondato da alberi da frutta e ruscelli che scorrevano verso le cascate nella regione di Brotas.

Humberto si è laureato in giurisprudenza, ma non appena presa la laurea ha ufficialmente iniziato a perseguire quello che era stato il suo principale interesse da quando era un bambino: le infinite possibilità dell’arte artigiana. Negli anni ottanta ha aperto un piccolo studio di prodotti artigianali.

Laureato in architettura, Fernando era interessato alla ricerca di metodi alternativi nella produzione del design, appassionandosi per Le Corbusier e la potenza comunicativa e la sintesi lineare di Oscar Niemeyer così come per la realizzazione di oggetti in piccola scala. Dopo la laurea ha collaborato alla XVII edizione della Biennale d’ Arte a São Paulo., fino a quando alla fine del 1983, Humberto gli ha chiesto di aiutarlo per la consegna di un grosso ordine. Da quel momento, sono diventati tra le più celebrate figure del design contemporaneo.

Sono riconosciuti per i loro contributi alla lettura non convenzionale di nuovi oggetti insieme ad un fattivo apporto per un cambiamento della vita quotidiana. La prima mostra dei Campana è stata allestita nel 1989 alla Nucleon Galery di São Paulo; la collezione di sedie in ferro è stata chiamata ‘ Desconfortáveis’ , una ricca selezione di pezzi unici che parlano di un aspetto artistico, l’ errore e la poesia presente nel disagio.

Dagli anni ’90 in poi hanno portato il loro tratto eclettico e unico, molto riconoscibile, in giro per il mondo, partendo sempre dalle loro radici, dalle tradizioni del loro paese e dell’artigianato locale. Si sono recati nelle favelas per scoprire le tecniche apparentemente casuali di stratificazione architettonica e si sono avventurati nella giungla amazzonica per creare oggetti dai colori caleidiscopici con i materiali più diversi: resine, pelli riciclate, rami e fibre naturali. Tra i loro molteplici successi, realizzati dallo Studio Campana o, in edizione limitata, dalla italiana Edra, si possono citare: la poltroncina Favela, il divanetto Corallo, le poltrone Anemome e Sushi, il tavolo Brasilia…

Nel 2009, dieci anni dopo la mostra che li ha lanciati, i Fratelli Campana sono stati scelti dal Vitra Design Museum, in Germania, per la celebrazione dei dieci anni dalla sua fondazione. Humberto e Fernando Campana sono stati insigniti con lo Special Prize al Museu da Casa Brasileira , nel 2001, e nominati Designer of the Year, dal Design Miami nel 2008.

Hella Jongerius

Hella Jongerius

Hella Jongerius nasce in Olanda nel 1963; nel 1993, dopo essersi laureata all’Accademia di design industriale di Eindhoven, fonda lo studio Jongeriuslab, dove vengono sviluppati progetti indipendenti e collaborazioni con i principali clienti, tra cui la società di tessuti per arredamento Maharam, il design degli interni della sala dei delegati della sede delle Nazioni Unite a New York, la cabina interna per la compagnia aerea KLM e l’installazione “Color Recipe Research” a seguito dell’ invito del curatore Hans Ulrich Obrist per il MAK d Vienna.

Il lavoro di Hella Jongerius combina il tradizionale con il contemporaneo, le più recenti tecnologie con tecniche artigianali secolari, mirando a creare prodotti con carattere individuale includendo elementi artigianali in un processo di produzione industriale. La designer vede il suo lavoro come parte di un processo senza fine, e lo stesso è essenzialmente vero per tutti i disegni di Jongeriuslab, che possiedono il potere della fase finale. L’incompiuto, il provvisorio e il possibile risiedono nell’attenzione alle imperfezioni, tracce del processo di creazione e potenziale rivelato di materiali e tecniche. Con questo metodo di lavoro, Jongerius non celebra solo il valore di processo, ma coinvolge anche lo spettatore, l’utente, nella sua indagine.

Dal 2012, Jongerius è direttore artistico della compagnia di tappeti Danskina e dal 2007 direttore artistico di colori e materiali per Vitra; i progetti recenti includono la pubblicazione del libro “Non ho un colore preferito” per Vitra del 2016, la mostra “Breathing Colour” sulla sua ricerca del colore per il Design Museum di Londra del 2017, nonché una mostra e una pubblicazione di accompagnamento “Oltre il nuovo. On the Agency of Things “ con Louise Schouwenberg per il Pinakothek der Moderne, Die Neue Sammlung di Monaco nel 2017.

Molti dei prodotti di Jongerius si trovano nelle collezioni permanent idi importanti musei come il MoMA di New York, il Victoria e Albert Museum di Londra e Boijmans van Beuningen Museum di Rotterdam.

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Irma Boom

Irma Boom

Irma Boom è una graphic designer di Amsterdam, specializzata nella fabbricazione di libri: attraverso il suo uso di formati sconosciuti, materiali, colori, strutture e tipografia la designer riesce a trasformare il libro in un’esperienza visiva e tattile di grande fascino. La sua passione per i libri nasce fin da piccola e si nobilita attraverso gli studi.

Irma Boom infatti studia graphic design presso l’AKI Art Academy a Enschede e dopo la laurea lavora per cinque anni presso l’Editoria e Stampa Ufficio del Governo olandese a L’Aia, dove riesce ad arricchire le sue conoscenze teoriche con una quotidiana pratica molto intensa. Nel 1991 fonda lo studio “Irma Boom Office”, che opera a livello nazionale ed internazionale sia nel settore culturale sia in quello commerciale. Tra i suoi clienti: il Rijksmuseum di Amsterdam, Paul Fentener van Vlissingen, Inside Outside, Museo, Boijmans Van Beuningen, Zumtobel, Ferrari, Vitra internazionale, NAi Publishers, Nazioni Unite, OMA / Rem Koolhaas, Koninklijke, Tichelaar, e Camper.

Dal 1992 Boom è stata un critico alla Yale University negli Stati Uniti e tiene conferenze e workshop in tutto il mondo, essendo considerata tra le più autorevoli menti nel campo dell’editoria e della grafica d’ autore. Le sono infatti stati destinati numerosi premi per i suoi disegni dei libri ed è stato il vincitore più giovane di sempre a ricevere il prestigioso premio Gutenberg per la sua opera. Per cinque anni ha lavorato sul “2136 pagine SHV-. The Think Book”, che è stato pubblicato in inglese e cinese ed è considerato il suo capolavoro editoriale.

Il suo progetto per ‘Tessitura come metafora’ dell’artista americano Sheila Hicks è stato considerato dalla Fiera del Libro di Lipsia come‘il più bel libro al mondo’. I suoi libri sono stati esposti in numerose mostre internazionali e sono anche rappresentati nelle collezioni del Museum of Modern Art di New York. La sua collezione di carte da parati, che riprende le immagini, scansione e verticalizzate, dei continenti patrimonio dell’Unesco, sono dei veri capolavori artistici, che riprendono gli stessi concetti e lo stesso modo di lavorare e rappresentare le idee dei suoi preziosi libri.

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Maarten Baas

Maarten Baas

Maarten Baas nasce il 19 febbraio 1978 ad Arsberg in Germania e dal 1979 cresce a Burgh-Haamstede e Hemmen situato nel sud-ovest dei Paesi Bassi; dopo il diploma di scuola superiore, studia presso la Design Academy di Eindhoven nel 1996 e durante gli studi si appassiona alla sperimentazione su materiali e tecniche per analizzare il comportamento dei materiali stessi, che lo portano alla famosa e iconica collezione “Smoke”, costituita da arredi, iconici e non, bruciati attraverso un particolare procedimento, che permette di cristallizzare le forme durante la combustione.

Nel 2005 Baas inizia a collaborare con Bas den Herder, suo partner di produzione: la maggior parte dei suoi disegni sono fatti a mano in studio “DHPH” a Hertogenbosch, nei Paesi Bassi. Nascono da questo rapporto altre importanti collezioni come ad esempio nel 2006 la “Clay Collection”: sedie, tavoli, lampade, ventilatori, tavolini, poltrone…realizzate a mano in una particolare resina colorata in massa, con un effetto finale sorprendente, quasi infantile e provvisorio, come gli oggetti in pongo dei bambini; il successo è enorme e lancia il designer sul panorama internazionale del mondo del design d’autore.

Bass diventa uno dei più influenti designer olandesi degli inizi del 21 ° secolo, ricercato da Musei, collezionisti privati e clienti esclusivi come Louis Vuitton, Swarovski, Dior, Gramercy Park Hotel, Dom Ruinart e Berluti.

Maarten Bass è spesso descritto come un “designer autore”, le sue opere si trovano ai confini tra arte e design; il suo lavoro è conosciuto come ribelle, giocoso, intellettuale, teatrale e artistico, maturando una posizione autonoma nel campo del design, variando in molteplici settori e discipline diverse: progetti concettuali, edizioni limitate, di progettazione di produzione, installazioni, spazi pubblici, architettura, interior design, progettazione del teatro e performance.
Le sue opere si trovano nelle collezioni museali più importanti, come il MoMa, Victoria & Albert Museum, Les Arts Décoratifs, San Francisco Museum of Modern Art, Die Neue Sammlung, Museo Stedelijk e Rijksmuseum, ma anche in alcune celebri collezioni private, come quelle di Brad Pitt, Kanye West, Ian Schrager e Adam Lindemann.

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Mauro Mori _Ferrero1947 collaboration

Mauro Mori

Mauro Mori nasce a Cremona nel 1965 e sin dalla sua giovinezza viaggia molto ed esprime le percezioni dei suoi viaggi attraverso la sua innata creatività manuale; la sua opportunità di incontrare persone e culture, lingue diverse e luoghi insoliti forniscono le idee su cui si basa la sua ricerca e si esprimono nelle sue forme funzionali e figurative personalizzate.
Le forme sono semplici ed elementari come lo stampo della mano che le crea; i materiali creano le sue opere uniche amplificando il patrimonio naturale ed esaltando ciò che la Natura ha creato. Proprio per questi motivi le opere di Mauro Mori sono modellate direttamente dalle mani e non dalle macchine, quindi portano valori emotivi e affettivi, che diventano il valore aggiunto e il fulcro dell’opera stessa.
Solidi blocchi di materiale naturale, spesso lavorati nei loro luoghi di origine, come il legno marino Albizia Rosa delle Seychelles, naturale o ebanizzato, o il marmo italiano, raccolto a mano e lavorato direttamente a Carrara, sono le origini delle forme uniche fatte a mano. La plasticità dei materiali, i rilievi su di essi e l’artigianalità voluta e evidente costituiscono il filo conduttore che attraversa tutto il lavoro del designer e rivela la forma desiderata attraverso un processo di sottrazione. Il suo lavoro si sviluppa attraverso la lettura di simboli e simbolismi, a volte tratti dalla vita quotidiana e talvolta ricercati in precisi periodi storici e contesti geografici e poi tradotti in un linguaggio contemporaneo e personale. La ricerca cambia, trasformandosi e maturando continuamente: si alterna tra induzione e deduzione, appartiene a oggi e si adatta alla vita quotidiana che circonda tutto e si aggiorna costantemente.
Le opere di Mauro Mori identificano un lusso non ostentato, ma nascosto nella materia, senza la necessità di adottare forme decorative o complesse; un lusso che viene celebrato nella preziosità del materiale naturale e delle potenzialità che, attraverso la lavorazione artigianale, vengono espresse nel modo migliore.
La costante ricerca e sviluppo è dimostrata anche dal lavoro sui metalli, che sono lavorati in forma di lastre e rifiniti con ossidazioni e patine: ferro, acciaio e rame , spesso grezzi e mai lucidati sono tra i metalli preferiti, con i quali vengono realizzati esemplari unici, come tutti i lavori del designer.
Nel 1994 Mauro Mori inizia la propria attività e nel 1998 inaugura ufficialmente il suo atelier, Mauro Mori Studio. Nel 2004 Ferrero1947 gli dedica una retrospettiva nella sua galleria di Torino, con pezzi unici in Albizia rosa, Albizia rosa ebanizzata, acciaio e rame.

RaR

RaR

RAR è uno studio fondato nel 2010 in Olanda da due artisti tedeschi, di generazioni molto diverse, ma accumunati dallo stesso percorso di studi e dalle stesse passioni: Beate Reinheimer e Ulrike Rehm.
Beate Reinheimer nasce nel 1943 e si laurea presso la Gerrit Rietveld Academy di Amsterdam nel 1972, tenendo poi presso la stessa Accademia molte conferenze per oltre 25 anni; i suoi lavori in ceramica sono stati esposti in tutto il mondo e sono inclusi nella collezione permanente del Boymans van Beuningen di Rotterdam e del Centraal Museum di Utrecht.
Urike Rehm nasce nel 1976 si laurea presso la stessa Accademia 25 anni dopo e conclude il suo studio alla Sandberg Institute di Amsterdam nel 2011. Il suo lavoro è stato esposto al Stedelijk Museum di Amsterdam e durante la Dutch Design Week di Eindhoven.
I due artisti decidono di mettere insieme passioni e competenze iniziando creare alcuni oggetti di grande poesia, dove la lunga esperienza e la riconosciuta capacità e bravura della Reinheimer si coniugano con la freschezza e la contemporaneità dei lavori di Rehm.
Il tema affrontato è spesso quello dei vasi o contenitori per fiori, dove il fiore stesso diventa superfluo per la bellezza dell’oggetto stesso, da appendere al muro come elemento decorativo. Tra le opere più interessanti dei due artisti si mette in risalto una installazione a parete in porcellana: “Hain”: la collezione è composta da tre alti alberi di porcellana combinati con “funghi” ed è smaltata in verde semitrasparente. I funghi possono essere usati come display. La serie completa è stata prodotta in un’edizione limitata e numerata di 10. Tre set più piccoli sono realizzati in un’edizione di 99.”Hain”, la poetica parola tedesca per “foresta”, ha origine dal fascino dei progettisti per la natura, l’arte e l’architettura. Questo lavoro combina le strutture artistiche della flora, il Wunderkammer del 17 ° e 18 ° secolo e il precedente uso di console in un oggetto affascinante e magico.
Un altra collezione ormai iconica è costituita da più di 60 raffinatissimi vasi da muro- scarabei, tutti diversi, realizzati e dipinti a mano, numerati ciascuno da 1-30 in edizione limitata: gli scarabei, ognuno riferito ad un vero insetto esistente, sono diventati un oggetto molto desiderato da appassionati e collezionisti.

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Sholten & Baijing

Scholten & Baijing

Scholten & Baijing lavorano insieme dal 2000, con la creazione del loro studio; Stefan Scholten ha studiato alla Design Academy di Eindhoven, mentre Carole Baijings è autodidatta. Dopo la realizzazione di diversi progetti in cui si percepiscono i confini tra lavoro autonomo e applicato, nei loro lavori successivi c’è più interesse nel design degli interni fino ad essere considerati come uno dei più interessanti, innovativi e dinamici duo nel campo del design a livello mondiale.

Celebri per i loro prodotti sensibili e discreti ma funzionali, il loro straordinario e spesso imprevisto uso del colore, i loro oggetti di squisita fattura, hanno applicato il loro stile unico nei più diversi settori, dalla ceramica e l’argenteria ai tessuti e perfino a una concept car.

Scholten & Baijings hanno ricevuto numerosi premi prestigiosi come l’Elle Decoration International Design Award (EDIDA) per Young Designer Talent 2011, la nomination per il Designer of the Year ai Wallpaper* Design Awards 2015 e Oeuvre Premio Sanoma Woon Awards 2014.

I loro prodotti ed edizioni limitate sono esposti in musei e gallerie come il Cooper-Hewitt National Design Museum a New York, l’Art Institute di Chicago, il Victoria & Albert Museum di Londra e il Museo Boijmans van Beuningen a Rotterdam. Tra i loro clienti si annoverano molte aziende contemporanee e sperimentali come Maharam, Hay, Ikea, Karimoku New Standard, Georg Jensen, 1616 / Arita Japan, Moooi…

Sulla base di un’ampia ricerca sulla ceramica Arita e l’analisi di capolavori storici locali ad esempio, Scholten & Baijings hanno creato una serie chiamata porcellana colorata. Colori giapponesi tipici, come ad esempio, di colore verde chiaro aquarelle-blu, rosso-arancio e ocra, vengono ricontestualizzati e applicati in nuove combinazioni in un insieme di stoviglie funzionale contemporaneo che nel complesso riflettono ancora il tipico spettro dei colori Arita, in una nuova e inedita immagine raffinata e molto contemporanea. Le composizioni di colori a strati sono svolte in varie texture e tonalità di smalto e sono combinati con il bianco naturale della porcellana stessa. Realizzato con un delicato senso di artigianato locale, il colore della porcellana mostra una prospettiva europea originale sulla tradizione giapponese.

Questo stesso approccio è stato utilizzato per molti altri materiali come la lana, il legno, il vetro, sempre alla ricerca di combinazioni di crome insolite, frutto di stratificazioni e riflessioni e con un occhio sempre rivolto alla tradizione olandese. Dal 2019 i due designers hanno deciso di continuare il lavoro in maniera indipendente.

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Studio Job

Studio Job

Le anime gemelle Job Smeets e Nynke Tynagel fondano Studio Job nel 2000, dopo gli studi presso la Design Academy di Eindhoven e in pochi anni diventano pionieri culturali contemporanei, rivoluzionando lentamente preconcetti comuni sui regni distinti d’arte e design. Sforzandosi verso la creazione di Gesamtkunstwerk, che a volte si traduce male in “estetica”, ma più precisamente significa una ‘synsthesis delle arti “o” opere d’arte universale”, lo Studio Job spesso fa riferimento agli ideali estetici del compositore Richard Wagner nella loro pratica che cerca di muoversi verso la più chiara e più profonda espressione delle storie e delle mitologie.

Il lavoro di Studio Job è nel vero spirito del Rinascimento in cui le tecniche vengono scambiate e le discipline vengono ignorate verso la creazione del nuovo, dove le idee e le immagini sono profuse con facilità indipendentemente dai confini geografici o concettuali e sono riproposte in qualcosa di nuovo, in cui la cultura, la spiritualità ed l’estetica convergono in un unico spazio, e dove la produzione e la lavorazione artigianale diventano un ponte tra arte e design, occupando e ridefininendo la zona grigia in mezzo.

Studio Job crea un tipo di lavoro che si rivolge verso il design classico, popolare e contemporaneo e verso l’ arte visiva. Il simbolismo e l’iconografia che crea Studio Job è araldico e regale anche nel suo immaginario cartone animato pop; un lavoro elegante, ma anche istintivo e quasi primordiale.

Job Smeets ama chiamare il loro stile ‘New Gothic’ come dimostra il perfezionismo e l’unicità che sono diventati una delle caratteristiche che definiscono lo studio stesso, mentre Nynke Tynagel parla spesso del lavoro facendo riferimento a un’orchestra sinfonica, allineando il loro processo di creazione con il modo che un pezzo coeso musicale è stato creato da una grande varietà di suoni diversi, ricordando anche che ciascuna delle parti è di pari importanza in quanto si presta alla realizzazione della totalità o della grafica universale.

Lo studio comprende artigiani tradizionali e contemporanei, professionisti, industriali provenienti dalla produzione di mobili, scultori e pittori, specialisti in bronzo fuso, in vetro colorato, taglio laser e stampa 3D, tutti nelle loro diverse specializzazioni, proprio come la citata orchestra. Unico nel lsuo approccio e stravagante nei dettagli, Studio Job annuncia un nuovo momento nella conversazione corrente circa la definizione o mancanza della stessa tra le discipline. Contrariamente alla ambivalenza contemporanea verso le arti decorative, Studio Job sta rivoluzionando la percezione del genere, generando opulenza, ornamenti, complessità, massimalismo, mentre allo stesso rimane impegnato a un elevato livello di artigianalità.

La loro produzione oscilla tra edizioni limitate e pezzi unici per le più famose gallerie e Musei di design del mondo, la collaborazione con famose aziende di design come Moooi, Seletti, Lensvelt e Makkum e i progetti speciali come le scenografie per i concerti della pop star Mika.

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