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Tag: decoro

Belt

Belt

La prima collezione

FERRERO1947 presenta Belt, dopo una esperienza di quasi 70 anni nella selezione, distribuzione e vendita di arredi contemporanei, decide di entrare nel mondo della produzione, creando la divisione “Collection”, per editare una collezione di arredi e concretizzare l’ideologia e lo stile acquisiti in tanti anni di attività , con il supporto dello storico Archivio Privato, che raccoglie un ricco patrimonio del design italiano e internazionale dal 1940 ai nostri giorni.

Il tavolino “BELT” nasce come anticipazione di quella che sarà  la Collezione 01: le sue forme semplici e rigorose, con lo studio di un dettaglio che genera l’intero progetto, nascono dalla creatività  del giovane designer Luca Montrucchio e rappresentano totalmente lo stile Ferrero1947.

Il prodotto sarà  disponibile in una vasta gamma di colori e finiture, tuttavia l’azienda per il suo lancio ha voluto puntare sul contrasto tra 2 materiali: il metallo e il legno. Il metallo verniciato, industriale, avvolge e stringe uno spesso piano di legno pregiato, volutamente non rifinito, e prezioso nelle sue venature naturali.

Particolare attenzione è stata prestata ai dettagli, come ad esempio la rastremazione delle gambe, e alle proporzioni tra le parti, come quella tra lo spessore del profilo di metallo e il raggio di curvatura, in un alternarsi di spazi pieni e vuoti.

A rendere il progetto ancora più accattivante è la quantità  infinita di combinazioni possibili grazie a 2 altezze e 3 lunghezze diverse, che permettono di creare giochi di compenetrazioni, memoria del Bauhaus, dando movimento all’ ambiente nel quale sono collocati.

Il nome “BELT” prende spunto dalla forma della struttura delle gambe, che avvolge e sostiene il piano di legno come una morbida cintura, pur trattandosi di metallo.

Atelier Van Lieshout

Atelier Van Lieshout

Atelier Van Lieshout

Atelier Van Lieshout è lo studio fondato dallo scultore, pittore e visionario Joep van Lieshout, che, dopo essersi diplomato alla Rotterdam Art Academy, è rapidamente diventato famoso con progetti che oscillano tra il mondo del design e quello dell’arte: scultura e installazioni, edifici e mobili, utopie e distopie. Nel 1995, Van Lieshout ha fondato il suo studio e da allora ha lavorato esclusivamente con il nome dello studio, che comprende più di venti collaboratori di origini e provenienze diverse. Tutti lavorano insieme in un grande capannone sul porto di Rotterdam, suddiviso in diversi reparti: fibra di vetro, scultura in legno, metallo. I progettisti sono strettamente coinvolti nel processo di fabbricazione di ciascun prodotto; per questo motivo progettazione e produzione di tutte le opere firmate AVL devono svolgersi necessariamente in questo unico luogo.
Negli ultimi tre decenni, Van Lieshout ha istituito una pratica multidisciplinare che produce opere ai confini tra arte, design e architettura, studiando la linea sottile tra arte manifatturiera e oggetti funzionali di produzione di massa e cercando di trovare i confini tra fantasia e funzione, tra fertilità e distruzione.
Van Lieshout analizza i sistemi, che si tratti della società nel suo insieme o del corpo umano; egli sperimenta, cerca alternative, tiene mostre come esperimenti per il riciclaggio e ha persino dichiarato uno stato indipendente nel porto di Rotterdam AVL-Ville nel 2001: uno stato libero nel porto di Rotterdam, con un minimo di regole, un massimo di libertà e il più alto grado di autarchia.
Tutte queste attività sono condotte nel tipico stile provocatorio di Van Lieshout, sia esso politico o materiale, combinando un’estetica e un’etica fantasiose con uno grande spirito imprenditoriale; il suo lavoro ha motivato i movimenti nel campo dell’architettura e dell’ecologia ed è stato celebrato, esposto e pubblicato a livello internazionale. Le sue opere condividono una serie di temi, motivi e ossessioni ricorrenti: sistemi, potere, autarchia, vita, sesso e morte – ognuno di questi traccia l’individuo umano di fronte a un tutto più grande come il suo noto lavoro Domestikator (2015). Questa scultura ha suscitato polemiche prima ancora di essere collocata al Louvre nel Jardin de Tuilleries, ma è stata poi adottata dal Centre Pompidou dove è stata esposta durante FiAC del 2017.

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BCXSY

BCXSY

BCXSY è uno studio interdisciplinare con sede ad Amsterdam tra i designer Boaz Cohen , nato in Israele nel 1978) e Sayaka Yamamoto, nata in Giappone, nel 1984. Lo studio, fondato all’inizio del 2007, continua ad effettuare una vasta gamma di progetti, sia nei Paesi Bassi e all’estero, offrendo una combinazione equilibrata di due talenti unici e fornendo una narrazione che si caratterizza per l’accento sull’ esperienza personale, l’interazione umana e la consapevolezza emotiva. L’intreccio abile del particolare e artigianale con l’universale e commerciale è il segno distintivo della esperienza di progettazione BCXSY.
Negli ultimi anni, BCXSY ha acquisito notorietà e riconoscimento internazionale per la loro dedizione a progetti socialmente sensibili. Il loro lavoro premiato è stato descritto in alcuni dei più prestigiosi eventi di design di tutto il mondo e continua a catturare l’attenzione di gallerie e musei internazionali, tra cui il Victoria & Albert Museum di Londra, il Museo di Shanghai Glass,il Textielmuseum a Tilburg, Paesi Bassi.
Con un approccio che è deliberatamente giocoso , BCXSY non manca mai di sorprendere e ispirare. Grazie alla collaborazione con una serie di laboratori artigianali e di iniziative commerciali, BCXSY crea prodotti che sono una fusione di contesto e bellezza. Tutti i progetti sono in edizione limitata di pochi esemplari, per preservare quella unicità ottenuta grazie ad un rigoroso processo creativo abbinato ad un artigianato di altissimo livello.
Attraverso la loro costante partecipazione a workshop internazionali e conferenze, lo studio è diventato leader nel più recente forum di progettazione e dibattito.I due soci portano spirito, purezza ed unicità alla comunità del design moderno e continuano a ritagliarsi il loro posto tra gli studi di design più influenti di oggi.

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Christien Meindertsma

Christien Meindertsma

Christien Meindertsma

Christien Meindertsma nasce a Utrecht nel 1980 e si diploma alla prestigiosa Design Academy di Eindhoven nel 2003; il suo lavoro esplora a fondo la vita dei prodotti e delle materie prime. In alcuni casi, il risultato dei suoi progetti potrebbe essere la registrazione di un processo stesso, in altri, le sue indagini portano a prodotti commerciali; indagini accurate e documentazione, temi della produzione locale e risorse sottoesposte caratterizzano il suo lavoro.

La designer cerca di rivelare i processi che sono diventati distanti nell’industrializzazione e incoraggiare una comprensione più profonda dei materiali e dei prodotti che ci circondano. Il suo primo lavoro è stato un libro intitolato Checked Baggage del 2004, dove Meindertsma ha acquistato un container riempito con una settimana di oggetti confiscati ai controlli di sicurezza nell’aeroporto di Schiphol, meticolosamente classificati e fotografati, arrivando a 3267 articoli. Più tardi, il suo libro PIG 05049 del 2007 ha documentato tutti i prodotti realizzati con un solo maiale, esplorando la connessione tra materie prime e prodotti di uso quotidiano che ci circondano, rivelando una rete tra fonte e consumatore che è diventata sempre più invisibile.

Un altro progetto documentario chiamato Bottom Ash Observatory del 2015 ha coinvolto Meindertsma nel setacciare un secchio di inceneritore Bottom Ash, un sottoprodotto abbondante e fino a poco tempo fa svalutato dell’incenerimento su larga scala dei rifiuti domestici, per rivelare e presentare i preziosi materiali all’interno; questo progetto è confluito in un prezioso libro e una serie a edizione limitata di immagini.

Opere come il Flax Project del 2012, e le sue numerose discendenze, sono anch’esse tipiche del suo approccio: Meindertsma ha acquistato un intero raccolto di un coltivatore olandese di lino con l’ambizione di esplorare come i prodotti del lino potrebbero rimanere prodotti localmente; ne è derivata una straordinaria collezione di oggetti come lampade, tappeti, pouf, sedie, tessuti.. realizzati unicamente con questa partita di lino olandese, lo stesso utilizzato per le cime nel porto di Rotterdam.

Molti studiosi e politici olandesi hanno quindi invitato Christien Meindertsma a trasformare il suo metodo particolarmente investigativo di progettazione e documentazione su un argomento specifico, esplorando argomenti di vasta portata come Forestry nella regione di Flevopolder nei Paesi Bassi, il rapporto tra porcellana giapponese e lino olandese e il paesaggio del nord del Canada. Il lavoro della designer è nella collezione del MOMA di New York, del Victoria & Albert Museum di Londra e del Vitra Design Museum di Weil am Rein. Tra i numerosi premi e riconoscimenti: tre Dutch Design Awards nel 2008 e un Index Index nel 2009 per il progetto PIG 05049; la sedia Flax ha vinto il Dutch Design Award e Future Award nel 2016.

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Boda Horak

Boda Horak

Boda Horak

Boda Horak compie gli studi di architettura e interior design presso il College di Arte, Architettura e Design a Praga, dove si laurea nel 1980 e pochi anni dopo, nel 1987, è uno dei co-fondatori del leggendario gruppo di progettisti “ATIKA”, molto osannato dalla critica e dal pubblico; molto presto diventa uno dei principale esponenti europei di quello riconosciuto come il movimento post-modernista degli anni 1980. Secondo molti critici mentre in Italia si manifestava il movimento Memphis con Ettore Sottsass e gli altri suoi collaboratori, a Praga, seguendo un percorso ideologico ed estetico molto simili, si metteva in luce la figura di questo designer.
I suoi lavori, caratterizzati da un’impeccabile artigianalità e da un senso plastico di grande spessore sono di tipologie e dimensioni molto differenti: dal bicchiere al candelabro, dalla sedie al divano. Tutti questi pezzi sono caratterizzati da un’estetica molto forte, a tratti monumentale e drammatica, sempre di grande impatto e fuori dai tracciati abituali del design,
Dal 1993 l’artista inizia a collaborare con la società tedesca Anthologie Quartett, che intuisce per prima il suo grande talento, creando una linea di successo di prodotti di design che hanno contribuito a definire lo stesso stile distintivo della società. I progetti di Horak sono tutti unici, mai uguali, scultorei, ma attenti all’utilizzo, all’ergonomia e alla praticità: quelle che sembrano delle preziose sculture, si rivelano sedie molto comode o divani perfettamente utilizzabili.
Nel 2012 il designer inizia un nuovo progetto, lavorando insieme con lo scultore del vetro di design Vladimíra Klumpar e creando una collezione di oggetti, tra i quali vasi, candelabri e bicchieri, di grande raffinatezza. A questa segue una nuova linea di oggetti di illuminazione, che comprende monumentali lampadari , ma anche piccole lampade di grande atmosfera.
Nello stesso anno Boda Horak inizia la collaborazione con aziende vetrarie Rückl cristallo A.S, Bomma, PRAGER Kunstsalon e dal 2013 con alcune gallerie d’arte: la galleria KREHKY, PRAGA KABINET e TIME ART AVANTGARDESIGN in Germania.
Boda Horak partecipa a prestigiose mostre in alcune famose gallerie internazionali come Binnen ad Amsterdam, Jannone a Milano, Ferrero1947 a Torino, dadriade a Roma, la Galleria Moss a New York, la galleria Limn a San Francisco, UNICA Las Vegas, ecc… Le sue opere sono regolarmente pubblicate in patria e all’estero, in molte riviste e libri d’arte e sono anche esposte nei più famosi musei di design e arte applicata del mondo e in alcune collezioni private.

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Davide Medri

Davide Medri

Davide Medri nasce a Cesena il 7 agosto 1967 e si laurea presso le Belle Arti di Ravenna, l’Istituto d’Arte del Mosaico e il Albestainer Mosaico Scuola Professionale, considerata una delle migliori scuole al mondo per l’insegnamento della tecnica del mosaico.

Dopo varie esperienze artistiche e nel mondo del design, nel 1997 il designer inizia la produzione dei mosaici a specchio, interamente realizzati a mano con estrema minuziosità. Subito questi oggetti altamente decorativi, frutto di una estetica marcata a tratti massimalista, diventano delle icone del design, desiderate in tutto il mondo; le forme sono molteplici, unite o scomposte a formare diverse composizioni, squadrate o curve, in specchio naturale, oro o in vetro nero per un effetto sempre molto spettacolare.

L’operato è totalmente artigianale e ogni singolo pezzo di vetro è fissato a mano garantendo l’alta qualità; ogni opera d’arte e di design è unica.

Parallelamente agli specchi, ai pannelli e alle grandi cornici il designer crea anche tavoli, tavolini, consolle e lampade con le stesse caratteristiche, unendo al mosaico di vetro o di specchio l’ acciaio inox, in un piacevole gioco di lucido-opaco e chiaro-scuro. Tra questi arredi si possono citare i tavolini conici con interno in mosaico illuminato dalla luce, il lungo tavolo in acciaio con inserti in mosaico e le famose lampade aggregabili ad anelli in mosaico a specchio luminoso.

Gli specchi e le sue grandiose cornici rimangono, a molti anni di distanza dalla loro prima comparsa, il prodotto più ingegnoso, originale e riconosciuto di Davide Medri, definito ormai “il re del mosaico di specchio”. In anni più recenti alla celebre tipologia di specchi in mosaico, si è aggiunta una nuova collezione ironica e molto decorativa, composta da grandi specchi dalle sembianze ingigantite di segnali stradali, reali o immaginari. Questa collezione, apparentemente ludica, non deve trarre in inganno: ogni esemplare è realizzato totalmente a mano, dipingendo, come su un quadro, il segnale stradale con i suoi relativi simboli e colori.

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Dick Van Hoff

Dick Van Hoff

Dick van Hoff nasce ad Amsterdam nel 1971 e si diploma alla Scuola d’Arte di Arnhem nel 1996, ora con sede a est dei Paesi Bassi.
Dopo il diploma inizia subito a progettare con il suo nome, aprendo un piccolo studio, che segue tutta l’evoluzione del progetto, dalla prima fase progettuale a quella della produzione; in tutti questi anni Van Hoff ha prodotto un flusso costante di oggetti di squisita fattura.
Attraverso il proprio lavoro di designer e come professore-tutor presso la Design Academy di Eindhoven, Dick van Hoff continua a svolgere un ruolo importante nel plasmare il futuro di molti giovani talenti olandesi e di quello che viene definito “Droog design thinking”. La sua promozione dell’artigianato fine accoppiato con tecniche industriali forgia un rinnovato interesse per i canoni moderni di forma, funzione e adeguatezza.
Il designer incarna valori universali in prodotti moderni che sembrano esistere da secoli: funzionalità, qualità e relazione tra utente e prodotto danno forza ai progetti; su una sedia di Dick van Hoff ci si siederà sempre bene, una sua lampada illuminerà sempre in maniera impeccabile il punto desiderato, il suo porta-legna in cuoio sarà comunque tra i migliori contenitori esistenti per la legna da affiancare al camino… Il funzionamento è più importante dell’estetica, ma ciò non significa che la forma segua la funzione; i disegni sono presenti, sono solidi e convincono proprio per il loro potente linguaggio visivo, sono icone che catturano il cuore.
Spesso robusti nella forma, ma sottilmente dettagliati, sono oggetti senza tempo, dove la loro presenza risulta ovvia, il loro posto nella casa logico e piacevole come un buon amico.
La personalizzazione industriale garantisce un modo di produzione intatto e penetrante in cui la qualità, la finitura e la scelta dei materiali sono fondamentali; i disegni sono realizzati con amore: amore per il prodotto, il processo decisionale, l’utente e la professione. Sia che il design sia prodotto industrialmente o manualmente, la perfezione e la maestria sono sempre molto visibili.
Il lavoro di Dick van Hoff è rappresentato nella collezione permanente del Boymans van Beuningen di Rotterdam, del Fond National d’Art Contemporaine, di Parigi e del Centraal Museum di Utrech.

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Fratelli campana

Fratelli Campana

Humberto (1953) e Fernando (1961) Campana sono nati a Brotas, una città a 250 chilometri da São Paulo, con un’ economia basata sull’ agricoltura, trovandosi in una regione con abbondanti risorse naturali. Fino al loro trasferimento a São Paulo per iniziare i loro studi universitari, entrambi i fratelli vivevano in famiglia, Il padre era un ingegnere agronomo e la madre un’ insegnante di scuola elementare, in una casa senza pavimento e con un vasto cortile circondato da alberi da frutta e ruscelli che scorrevano verso le cascate nella regione di Brotas.

Humberto si è laureato in giurisprudenza, ma non appena presa la laurea ha ufficialmente iniziato a perseguire quello che era stato il suo principale interesse da quando era un bambino: le infinite possibilità dell’arte artigiana. Negli anni ottanta ha aperto un piccolo studio di prodotti artigianali.

Laureato in architettura, Fernando era interessato alla ricerca di metodi alternativi nella produzione del design, appassionandosi per Le Corbusier e la potenza comunicativa e la sintesi lineare di Oscar Niemeyer così come per la realizzazione di oggetti in piccola scala. Dopo la laurea ha collaborato alla XVII edizione della Biennale d’ Arte a São Paulo., fino a quando alla fine del 1983, Humberto gli ha chiesto di aiutarlo per la consegna di un grosso ordine. Da quel momento, sono diventati tra le più celebrate figure del design contemporaneo.

Sono riconosciuti per i loro contributi alla lettura non convenzionale di nuovi oggetti insieme ad un fattivo apporto per un cambiamento della vita quotidiana. La prima mostra dei Campana è stata allestita nel 1989 alla Nucleon Galery di São Paulo; la collezione di sedie in ferro è stata chiamata ‘ Desconfortáveis’ , una ricca selezione di pezzi unici che parlano di un aspetto artistico, l’ errore e la poesia presente nel disagio.

Dagli anni ’90 in poi hanno portato il loro tratto eclettico e unico, molto riconoscibile, in giro per il mondo, partendo sempre dalle loro radici, dalle tradizioni del loro paese e dell’artigianato locale. Si sono recati nelle favelas per scoprire le tecniche apparentemente casuali di stratificazione architettonica e si sono avventurati nella giungla amazzonica per creare oggetti dai colori caleidiscopici con i materiali più diversi: resine, pelli riciclate, rami e fibre naturali. Tra i loro molteplici successi, realizzati dallo Studio Campana o, in edizione limitata, dalla italiana Edra, si possono citare: la poltroncina Favela, il divanetto Corallo, le poltrone Anemome e Sushi, il tavolo Brasilia…

Nel 2009, dieci anni dopo la mostra che li ha lanciati, i Fratelli Campana sono stati scelti dal Vitra Design Museum, in Germania, per la celebrazione dei dieci anni dalla sua fondazione. Humberto e Fernando Campana sono stati insigniti con lo Special Prize al Museu da Casa Brasileira , nel 2001, e nominati Designer of the Year, dal Design Miami nel 2008.

Hella Jongerius

Hella Jongerius

Hella Jongerius nasce in Olanda nel 1963; nel 1993, dopo essersi laureata all’Accademia di design industriale di Eindhoven, fonda lo studio Jongeriuslab, dove vengono sviluppati progetti indipendenti e collaborazioni con i principali clienti, tra cui la società di tessuti per arredamento Maharam, il design degli interni della sala dei delegati della sede delle Nazioni Unite a New York, la cabina interna per la compagnia aerea KLM e l’installazione “Color Recipe Research” a seguito dell’ invito del curatore Hans Ulrich Obrist per il MAK d Vienna.

Il lavoro di Hella Jongerius combina il tradizionale con il contemporaneo, le più recenti tecnologie con tecniche artigianali secolari, mirando a creare prodotti con carattere individuale includendo elementi artigianali in un processo di produzione industriale. La designer vede il suo lavoro come parte di un processo senza fine, e lo stesso è essenzialmente vero per tutti i disegni di Jongeriuslab, che possiedono il potere della fase finale. L’incompiuto, il provvisorio e il possibile risiedono nell’attenzione alle imperfezioni, tracce del processo di creazione e potenziale rivelato di materiali e tecniche. Con questo metodo di lavoro, Jongerius non celebra solo il valore di processo, ma coinvolge anche lo spettatore, l’utente, nella sua indagine.

Dal 2012, Jongerius è direttore artistico della compagnia di tappeti Danskina e dal 2007 direttore artistico di colori e materiali per Vitra; i progetti recenti includono la pubblicazione del libro “Non ho un colore preferito” per Vitra del 2016, la mostra “Breathing Colour” sulla sua ricerca del colore per il Design Museum di Londra del 2017, nonché una mostra e una pubblicazione di accompagnamento “Oltre il nuovo. On the Agency of Things “ con Louise Schouwenberg per il Pinakothek der Moderne, Die Neue Sammlung di Monaco nel 2017.

Molti dei prodotti di Jongerius si trovano nelle collezioni permanent idi importanti musei come il MoMA di New York, il Victoria e Albert Museum di Londra e Boijmans van Beuningen Museum di Rotterdam.

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Irma Boom

Irma Boom

Irma Boom è una graphic designer di Amsterdam, specializzata nella fabbricazione di libri: attraverso il suo uso di formati sconosciuti, materiali, colori, strutture e tipografia la designer riesce a trasformare il libro in un’esperienza visiva e tattile di grande fascino. La sua passione per i libri nasce fin da piccola e si nobilita attraverso gli studi.

Irma Boom infatti studia graphic design presso l’AKI Art Academy a Enschede e dopo la laurea lavora per cinque anni presso l’Editoria e Stampa Ufficio del Governo olandese a L’Aia, dove riesce ad arricchire le sue conoscenze teoriche con una quotidiana pratica molto intensa. Nel 1991 fonda lo studio “Irma Boom Office”, che opera a livello nazionale ed internazionale sia nel settore culturale sia in quello commerciale. Tra i suoi clienti: il Rijksmuseum di Amsterdam, Paul Fentener van Vlissingen, Inside Outside, Museo, Boijmans Van Beuningen, Zumtobel, Ferrari, Vitra internazionale, NAi Publishers, Nazioni Unite, OMA / Rem Koolhaas, Koninklijke, Tichelaar, e Camper.

Dal 1992 Boom è stata un critico alla Yale University negli Stati Uniti e tiene conferenze e workshop in tutto il mondo, essendo considerata tra le più autorevoli menti nel campo dell’editoria e della grafica d’ autore. Le sono infatti stati destinati numerosi premi per i suoi disegni dei libri ed è stato il vincitore più giovane di sempre a ricevere il prestigioso premio Gutenberg per la sua opera. Per cinque anni ha lavorato sul “2136 pagine SHV-. The Think Book”, che è stato pubblicato in inglese e cinese ed è considerato il suo capolavoro editoriale.

Il suo progetto per ‘Tessitura come metafora’ dell’artista americano Sheila Hicks è stato considerato dalla Fiera del Libro di Lipsia come‘il più bel libro al mondo’. I suoi libri sono stati esposti in numerose mostre internazionali e sono anche rappresentati nelle collezioni del Museum of Modern Art di New York. La sua collezione di carte da parati, che riprende le immagini, scansione e verticalizzate, dei continenti patrimonio dell’Unesco, sono dei veri capolavori artistici, che riprendono gli stessi concetti e lo stesso modo di lavorare e rappresentare le idee dei suoi preziosi libri.

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