Fino dagli anni ’50 Ferrero1947 ha ricercato in tutto il mondo, oltre ad arredi e lampade, anche tessuti iconici, disegnati dai più interessanti designers del momento e realizzati dalle migliori manifatture italiane e internazionali. Questo interesse è sempre stato molto vivo e ha portato la Ferrero1947 ad acquistare, ove possibile, rimanenze, archivi, fondi di magazzino, fine serie…di alcune tra le più conosciute aziende del tessile, molte purtroppo non più attive, prima che queste cessassero l’attività.
Con il passare degli anni questo piccolo patrimonio è diventato sempre più ingente, arrivando ad includere preziosi esempi di tessuti non più prodotti, che vengono messi a disposizione dei clienti per progetti specifici e di particolare pregio. Tra i tessuti disponibili nella sezione Archivio Tessuti ci sono alcune collezioni nate dalla intensa collaborazione e amicizia fra Gio Ponti e Luigi Grampa attraverso la Manifattura Jsa di Busto Arsizio: una produzione di raffinati ed esclusivi tessuti con tipiche crome mediterranee, stampati a mano su velluti, lini e cotoni. Tra i più noti “Estate” (nato per rivestire la poltrona Mariposa), “La Legge Mediterranea”, “Poesia del Mare”, “Recinto”, “Olimpia, “Rilievo”, “Cristalli”, “Il Circo”, “Meridiana”, “Rombi”. Alcuni di questi tessuti, in quantità limitate, possono essere acquistati, a richiesta, per realizzare rivestimenti, tendaggi, coperte…
L’archivio dei tessuti di Ferrero1947 comprende anche una piccola quantità di tessuti originali della Secessione Viennese, ricchi broccati e preziose sete, disegnati da Joseph Hoffmann e realizzati ad inizio ‘900. Tra questi i modelli più iconici e rappresentativi, disponibili a richiesta per progetti speciali, sono: Paradies, Aristide, Leone, Streber Belge e Zick Zack.
Completano la rassegna: una selezione di tessuti naturali, in particolare modo lini, lane e sete leggere, in bianco e colori naturali, realizzati dalla storica manifattura tessile Avigdor di Torino negli anni ’50 e ’60; una collezione di Ciniglie colorate anni ’70, liscia e a coste, delle manifatture comasche e una vasta gamma di tessuti in cotone decorati anni ’60 e ’70 con colori vivaci a temi geometrici o botanici, disegnati da Emilio Pucci e Ken Scott o a tema grafico in bianco e nero o bianco e marrone progettati da Pino Tovaglia.
Vibieffe
Vibieffe nasce a Lissone in Brianza nel 1968 per la realizzazione di imbottiti, divani e letti, di alta qualità con un approccio sartoriale, dove ogni processo è caratterizzato da una solida tradizione e artigianalità. Il prodotto iconico per eccellenza dell’azienda è il divano trasformabile in letto, declinato in tutte le possibili variazioni estetiche, come il più famoso, lo Squadroletto, dove è possibile ottenere una completa personalizzazione attraverso la scelta dei braccioli, delle dimensioni e dei tessuti. Analogo discorso per i modelli più recenti come ad esempio Happy, Tangram, Bel Air, Gulp, Prince.
Tutti i modelli sono realizzati con la struttura in legni composti e multistrato, e progettati con la massima attenzione allo stile, alla raffinatezza, alla qualità e all’attenzione ai dettagli propria dell’Interior design made in Italy. Tutti i divani possono essere rivestiti scegliendo tra un’infinita gamma di tipologie di tessuti e pelli, particolarmente ricercati, in tutti i principali colori: pelle, cuoio, cotone, lino, lana, velluto, realizzati con lavorazione sartoriale e artigianale. L’imbottitura e i cuscini di seduta sono in poliuretano espanso ricoperto in termofalda. I cuscini di schienale sono in piuma lavata e sterilizzata mista a fibra poliestere siliconata.
I meccanismi di apertura e chiusura dei divani a letto Vibieffe utilizzano diverse tipologie di soluzioni, altamente sicure ed affidabili, sono progettati e collaudati per durare nel tempo e sono il risultato di anni di ricerca e di innovazione, di sviluppo e di utilizzo di tecnologie avanzate; i meccanismi si differenziano a seconda della tecnologia utilizzata: con cinghie elastiche, con rete elettro saldata oppure con doghe in legno per la versione ecowood secondo i differenti modelli. Il letto può essere attrezzato con il materasso a molle, oppure in poliuretano espanso, con materasso Memory foam, Waterlily o in lattice. I cuscini sono in poliuretano espanso e piuma lavata e sterilizzata mista a fibre poliestere siliconata. I materassi Vibieffe sono di alta qualità, certificati e rivestiti con tessuti antibatterici, anti-acari ed antimicotici, che assicurano igiene, elasticità, ergonomia e traspirabilità. Questa attenzione verso i meccanismi e i materassi ha reso l’azienda leader mondiale nel settore, non facile del divano trasformabile.
Altra sezione importante del catalogo Vibieffe è rappresentato dai letti imbottiti, tradizionali o più contemporanei, personalizzabili e resi unici scegliendo tra un’infinita gamma di rivestimenti in tessuto o pelle, anch’essi con lavorazioni sartoriali e rifiniture artigianali di massima qualità, che spesso riprendono antiche tradizioni italiane. I rivestimenti sono sfoderatili e lavabili. La struttura portante di tutti i letti è in acciaio, mentre le reti ortopediche sono a doghe in faggio evaporato. In alcuni modelli è prevista, a richiesta, una struttura base con cassone sottostante, apribile con sollevamento basculante oppure a sollevamento orizzontale. Tutti i meccanismi sono realizzati con materiali conformi alle normative di tutela ambientale, non tossici e non dannosi. I materassi sono certificati e disponibili in lattine Aqupur e Memory Form, in schiuma di lattice naturale, a molle oppure a molle insacchettate, rivestiti con tessuti antibatterici, anti acari ed antimicotici per assicurare igiene, ergonomia, elasticità e traspirabilità. Molti modelli dispongono a richiesta dell’esclusivo sistema Up&Down, ovvero un meccanismo regolabile che consente di collocare il materasso all’altezza alla quale si è abituati. Tra i modelli più famosi: Bel air, Soap, Open, Tangram.
Delcourt
Un approccio duraturo e singolare.
Quando appare per la prima volta nella scena del design francese, lo fa come ‘Creatore dell’anno’ alla fiera Maison et Objet. Siamo nel 1999. Christophe Delcourt è sulla trentina e mette in mostra le sue prime creazioni (oggetti e luci) con la particolarità di essere allo stesso tempo il loro designer, il loro produttore e il loro editore. Il tutto in un momento in cui la nozione “Maison d’édition” è quasi inesistente.
Questo approccio singolare, tuttavia, non è mosso da alcun tipo di ricerca mondana per l’indipendenza, ma solo dalla volontà di dare una cornice precisa e perfettamente controllata a quello che presto diventerà una vera firma. Di conseguenza, una collezione di lampade e pezzi di mobili contemporanei, disegnati in base ai materiali (legno, bronzo, metallo, ceramica, cuoio, ecc.) E secondo l’artigianato tradizionale.
I progetti del designer francese uniscono materiali grezzi e linee sobrie ed eleganti, abbondantemente ispirate dalla bellezza dei materiali naturali e dalla loro capacità di essere parte alla forma di un oggetto grazie alle loro caratteristiche capillari quali la ricchezza della materia e il colore. Il designer ha più volte ammesso che la natura è il primo elemento ispiratore e parte iniziale del suo processo di design. In effetti nel mondo naturale esistono svariate forme incredibili, che possono essere applicate al design di arredamento: forme, colori e consistenze, che possono essere combinate in infiniti modi diversi.
Il lavoro di Delcourt è una vera testimonianza del suo amore per i materiali e per la profonda devozione alla manifattura artigianale e manuale; i suoi progetti, lampade o arredi, non sono mai modaioli o frutto di rapide tendenze, ma sono oggetti eterni, senza tempo, raffinatissimi e unici, con il piacere di vederli invecchiare e la certezza che gli stessi ti accompagneranno per tutta la vita.
I suoi principali maestri da guardare costantemente come esempio e come maggiore influenza artistica sono alcune leggende del design francese come ad esempio Jean Prouvé, Pierre Chareau e Jean-Michel Frank.
Recentemente il designer ha completato il suo lavoro con una collezione specifica di tessuti, materici e dai colori neutri e naturali, da utilizzare per i suoi arredi, perfezionando ulteriormente la visione personale e raffinata del concetto di abitare e vivere i propri spazi.
Lo studio e l’atelier di Delcourt continua ad essere nel cuore del 7° arrondissement di Parigi, all’interno di un sobrio ed elegante cortile, accanto a quella che fu l’abitazione storica del maestro della couture francese Yves Saint Laurent.
Artifort
Nel 2015 Artifort ha festeggiato il suo 125° anniversario. Ogni anno le loro sedie, tavoli e divani trovano la loro strada per le case degli amanti del design di tutto il mondo. Tutto iniziò nel 1890 quando Jules Wagemans iniziò un’attività come tappezziere a Maastricht.
Artifort è sinonimo di mobili che durano una vita. In molti casi che passano attraverso le generazioni. Il segreto sta nell’uso di materiali di alta qualità e nei dipendenti qualificati. L’artigianalità dei loro tappezzieri, saldatori, falegnami e cucitrici è ad alto livello grazie a molti anni di esperienza e ad una attenta formazione dei dipendenti più giovani.
Artifort è sinonimo di design senza tempo. Design che resiste. Design che è autorevole. Da Pierre Paulin e Geoffrey Harcourt a René Holten e Patrick Norguet. Artifort significa design di alta qualità da parte dei migliori designer.
Artifort include nella sua collezione permanente molti progetti del designer francese Pierre Paulin risalenti agli anni ’60 e ’70.
Paulin, insignito della più alta onorificenza francese per le arti e definito dal Presidente francese Sarkozy “l’uomo che ha fatto del design un arte”, ha iniziato a lavorare come designer freelance per Artifort agli esordi della sua carriera professionale; questo ha segnato l’inizio di una collaborazione lunga e fruttuosa, dove il confort è sempre stato il punto di partenza costante.
Le opere del sodalizio Paulin-Artifort possono essere ammirate nei più famosi musei di tutto il mondo e continuano ad essere prodotte come esempio di design senza tempo: le poltrone Tongue, Le Chat, Ribbon, Tulip, Mushroom…sono ormai considerate dei capisaldi del design del ‘900 e opere scultoree dal grande confort.
Bonacina
Ci sono gesti e profumi che accompagnano ogni lavoro e quello dei Bonacina in particolare: è la loro maestria nel bagnare, piegare, asciugare e quell’aroma di paesi lontani che sprigionano le canne d’India, di Manau e di Manila. Movimenti immutati nel tempo al servizio di un design che sgorga dalla materia stessa: nulla come il giunco impone scelte precise, studiate e per questo antiche e moderne insieme. Il saper fare ed il guardare avanti che sono da sempre nel DNA della famiglia Bonacina.
A Lurago d’Erba Giovanni fece tesoro dell’arte dell’antico mestiere di canestraio e, più di un secolo fa, fondò la sua azienda Bonacina ampliando ben presto la sua produzione con poltrone, salotti ed elementi d’arredo. Il successo non tardò ad arrivare con i riconoscimenti internazionali del 1909 a Londra e a Parigi e del 1910 a Roma e commesse importanti come la fornitura per il Grand Hotel Villa d’Este a Cernobbio (Como).
Bonacina posiede un ricco archivio di disegni e prototipi custodisce con cura e passione la collaborazione fra maestri artigiani e nomi che hanno fatto la storia del design in Italia e nel mondo: Albini, Aulenti, Forges Davanzati, Gregotti, Mongiardino, Ponti, Sambonet, Travasa… una strada difficile ma coraggiosa e stimolante.
Dopo più di un secolo la Bonacina 1889 continua così a essere, in tutto il mondo, sinonimo di altissima qualità formale ed estetica.
Belt
La prima collezione
FERRERO1947 presenta Belt, dopo una esperienza di quasi 70 anni nella selezione, distribuzione e vendita di arredi contemporanei, decide di entrare nel mondo della produzione, creando la divisione “Collection”, per editare una collezione di arredi e concretizzare l’ideologia e lo stile acquisiti in tanti anni di attività , con il supporto dello storico Archivio Privato, che raccoglie un ricco patrimonio del design italiano e internazionale dal 1940 ai nostri giorni.
Il tavolino “BELT” nasce come anticipazione di quella che sarà la Collezione 01: le sue forme semplici e rigorose, con lo studio di un dettaglio che genera l’intero progetto, nascono dalla creatività del giovane designer Luca Montrucchio e rappresentano totalmente lo stile Ferrero1947.
Il prodotto sarà disponibile in una vasta gamma di colori e finiture, tuttavia l’azienda per il suo lancio ha voluto puntare sul contrasto tra 2 materiali: il metallo e il legno. Il metallo verniciato, industriale, avvolge e stringe uno spesso piano di legno pregiato, volutamente non rifinito, e prezioso nelle sue venature naturali.
Particolare attenzione è stata prestata ai dettagli, come ad esempio la rastremazione delle gambe, e alle proporzioni tra le parti, come quella tra lo spessore del profilo di metallo e il raggio di curvatura, in un alternarsi di spazi pieni e vuoti.
A rendere il progetto ancora più accattivante è la quantità infinita di combinazioni possibili grazie a 2 altezze e 3 lunghezze diverse, che permettono di creare giochi di compenetrazioni, memoria del Bauhaus, dando movimento all’ ambiente nel quale sono collocati.
Il nome “BELT” prende spunto dalla forma della struttura delle gambe, che avvolge e sostiene il piano di legno come una morbida cintura, pur trattandosi di metallo.
Aldo Bakker
Aldo Bakker
Aldo Bakker ( 1971) è un designer che combatte lo spirito del tempo: quasi tutti i suoi disegni, sia che si tratti di vetro-line (1998), Saliera ( 2007), Tavolino di servizio ( 2008), o Jug + Cup ( 2011), sono notevoli per il loro rifiuto di sfida con la moda o lo spirito del tempo. Per non parlare del fatto di poterlo classificare dal mondo circostante – coloro che vedono i disegni di Bakker per la prima volta, spesso si chiedono quale sia il loro scopo. Questa sfida è importante per Bakker, un autodidatta che ama seguire la propria strada.
Da subito si comprende che Bakker ama l’essenzialità; unico figlio dei mitici Emmy van Leersum e Gijs Bakker, che negli anni 70 hanno rivoluzionato il design olandese con la loro collezione di gioielli dalle forme futuriste, Aldo non ha mai avuto dubbi sul suo destino di designer, ma il suo lavoro ha preso da subito una direzione diversa, molto distante dall’esuberanza della nuova scuola concettuale, a cui suo padre ha così fortemente contribuito, con la fondazione del collettivo Droog design e formando alla Design Academy di Eindhoven più di una generazione di designer oggi di fama internazionale.
Gli oggetti che Aldo progetta sono allo stesso tempo semplicissimi ed estremamente complicati: oggetti dalle forme essenziali ma non elementari, dalle superfici levigate e convesse che possono nascondere delle cavità inattese. Oggetti difficili da situare: per le qualità plastiche evocano la scultura, per le qualità tecniche lo strumento e per la preziosità dei materiali e della fattura il gioiello. Gli oggetti di Aldo Bakker giocano sulla frontiera tra figurativo e astratto: se da una parte indicano una ricerca della forma assoluta e della perfezione estetica, dall’altra suscitano delle inattese risonanze organiche, evocando dei profili vagamente vegetali o animali Molti critici hanno avvicinato queste forme, lisce e bombate, sinuose e allo stesso tempo pure, alle sculture di Brancusi; Bakker, con un sorriso, non esclude questa vicinanza, ma si sofferma a spiegare l’importanza dell’originale convergenza tra forma, materia e uso che ha elaborato, dopo anni di tentativi e di studio.
L’indipendenza è un valore fondamentale per Aldo Bakker che, pur collaborando regolarmente con editori prestigiosi, rivendica la libertà di una ricerca che si sottrae agli imperativi del mercato. L’indipendenza non è solo legata a un posizionamento etico esigente, ma è anche l’obiettivo che il designer cerca di raggiungere con la creazione dei suoi oggetti. A un’osservazione attenta, le forme enigmatiche degli oggetti di Bakker nascondono delle sorprese: a chi li prende in mano e ne esplora l’ergonomia, essi rivelano delle funzioni inattese, provocano dei gesti inediti, eppure sempre profondamente “naturali”, come il prodigioso Salt Cellar (2007) in porcellana nera, che è allo stesso tempo cucchiaio e saliera.
Tutti questi oggetti richiedono un’esperienza, un contatto, una conoscenza che si fa nel tempo, con l’obiettivo, più che di esercitare un uso, di scoprire l’essenza di un gesto originario. «Sedersi, versare, contenere, sono tutti gesti che definiscono l’umano», dice Bakker: «con i miei oggetti voglio creare uno stato di consapevolezza». Attraverso una molteplicità di vasi, contenitori, brocche, zuppiere, ha per esempio esplorato le mille sfaccettature di un gesto essenziale come quello di versare un liquido – arrivando a soluzioni paradossali, come l’ esile annaffiatoio o brocca in rame del 2014, in cui il liquido scorre nel manico prima di uscire dal becco. Allo stesso modo, la concezione e produzione di ogni oggetto è il risultato di un percorso lungo, che può durare degli anni, e che si compie come un lento processo di conoscenza, o, come spiega Bakker, di «frequentazione e di comprensione di una forma».
Anne-Claire petit
Anne-Claire Petit
Anne-Claire Petit nasce a Breda nel 1962 e studia industrial design alla prestigiosa Accademia di Eindhoven, dove si specializza in design tessile; proprio presso l’Accademia nasce la sua grande passione per l’artigianato sopratutto in alcune discipline come la stampa, la tessitura e l’ uncinetto. Il suo stile attuale e le sue collezioni riflettono ancora il suo amore per la tradizione artigianale.
Dopo aver terminato i suoi studi Anne Claire Petit inizia la sua carriera nel 1986 come designer per Esprit, dove si fermerà per quattro anni di intensa conoscenza ed esperienza grazie alla fama internazionale del brand; parallelamente la designer inizia ad accarezzare l’idea di una realtà tutta sua dove l’artigianato di alto livello possa essere al servizio della propria creatività.
Nel 1990 decide quindi di inaugurare la sua collezione e la sua azienda, che chiamerà semplicemente Anne-Claire Petit, diventando subito molto famosa e conosciuta per i suoi scialli e per altri piccoli accessori di moda. La creatività sfrenata la portano a nuovi prodotti e tecniche e ad una crescente collezione, dapprima concentrata unicamente sul mondo della moda.
Nel 2002 Anne- Claire sceglie di spostare la sua attenzione verso una collezione per i bambini e per la casa: senza il ciclo stagionale della moda, si sente libera di creare e di tradurre il suo amore per il colore e per i materiali naturali in una vasta gamma di articoli.
Il suo è un mondo colorato dedicato ai bambini, realizzato interamente a mano all’uncinetto: uno zoo di animali divertenti e ironici, protagonisti di una favola surreale: conigli, renne, rane, coccinelle, cagnolini, gatti, orsi, zebre, scimmie, scoiattoli… tutti nei colori naturali o in accese tonalità a contrasto.
Da subito si intuisce che questi oggetti, nati per i bambini, diventano un accessorio originale, ironico e raffinato per la casa e per gli adulti; gli animali possono diventare cuscini per sdrammatizzare un divano troppo rigoroso oppure piccole sculture da distribuire nelle diverse camere, per alleggerire case troppo austere.
La collezione diventa quindi più strutturata e dedicata alla casa nella sua interezza, con l’aggiunta di nuovi accessori come cuscini, coperte, sgabelli, sedie, tavolini… giocosi e colorati, sempre realizzati interamente a mano all’uncinetto; allo stesso momento gli animali diventano sempre più grandi, talvolta grandissimi, per rallegrare una casa come una vera e propria installazione artistica.
Oltre alle collezioni permanenti, arricchite ogni anno di nuovi soggetti, la designer inizia la realizzazione di edizioni limitate, come ad esempio la serie di frutta e verdura gigante da posizionare su divani, poltrone e letti o semplicemente sul pavimento: fragole che colorano un tradizionale divano in pelle, mele rosse che rallegrano vecchie poltrone, melanzane appoggiate su un letto della nonna, ananas giganti da appoggiare sul pavimento vicino alla porta d’ingresso… tutta la fantasia della designer scrive una favola dove la casa diventa un palcoscenico ideale. L’apparenza frivola e giocosa di questi oggetti nasconde una grande serietà nella progettazione e un altissimo livello qualitativo nella realizzazione.
Attualmente Anne-Claire Petit ha cessato la creazione della collezione permanente per concentrarsi su progetti specifici a richiesta; continua a collaborare con Ferrero1947 nella realizzazione di edizioni limitate, collezioni speciali e progetti unici sempre colorati e divertenti: un valore aggiunto che trasforma questi oggetti, apparentemente ludici, in esemplari di design da collezione.
Atelier Van Lieshout
Atelier Van Lieshout
Atelier Van Lieshout è lo studio fondato dallo scultore, pittore e visionario Joep van Lieshout, che, dopo essersi diplomato alla Rotterdam Art Academy, è rapidamente diventato famoso con progetti che oscillano tra il mondo del design e quello dell’arte: scultura e installazioni, edifici e mobili, utopie e distopie. Nel 1995, Van Lieshout ha fondato il suo studio e da allora ha lavorato esclusivamente con il nome dello studio, che comprende più di venti collaboratori di origini e provenienze diverse. Tutti lavorano insieme in un grande capannone sul porto di Rotterdam, suddiviso in diversi reparti: fibra di vetro, scultura in legno, metallo. I progettisti sono strettamente coinvolti nel processo di fabbricazione di ciascun prodotto; per questo motivo progettazione e produzione di tutte le opere firmate AVL devono svolgersi necessariamente in questo unico luogo.
Negli ultimi tre decenni, Van Lieshout ha istituito una pratica multidisciplinare che produce opere ai confini tra arte, design e architettura, studiando la linea sottile tra arte manifatturiera e oggetti funzionali di produzione di massa e cercando di trovare i confini tra fantasia e funzione, tra fertilità e distruzione.
Van Lieshout analizza i sistemi, che si tratti della società nel suo insieme o del corpo umano; egli sperimenta, cerca alternative, tiene mostre come esperimenti per il riciclaggio e ha persino dichiarato uno stato indipendente nel porto di Rotterdam AVL-Ville nel 2001: uno stato libero nel porto di Rotterdam, con un minimo di regole, un massimo di libertà e il più alto grado di autarchia.
Tutte queste attività sono condotte nel tipico stile provocatorio di Van Lieshout, sia esso politico o materiale, combinando un’estetica e un’etica fantasiose con uno grande spirito imprenditoriale; il suo lavoro ha motivato i movimenti nel campo dell’architettura e dell’ecologia ed è stato celebrato, esposto e pubblicato a livello internazionale. Le sue opere condividono una serie di temi, motivi e ossessioni ricorrenti: sistemi, potere, autarchia, vita, sesso e morte – ognuno di questi traccia l’individuo umano di fronte a un tutto più grande come il suo noto lavoro Domestikator (2015). Questa scultura ha suscitato polemiche prima ancora di essere collocata al Louvre nel Jardin de Tuilleries, ma è stata poi adottata dal Centre Pompidou dove è stata esposta durante FiAC del 2017.
BCXSY
BCXSY
BCXSY è uno studio interdisciplinare con sede ad Amsterdam tra i designer Boaz Cohen , nato in Israele nel 1978) e Sayaka Yamamoto, nata in Giappone, nel 1984. Lo studio, fondato all’inizio del 2007, continua ad effettuare una vasta gamma di progetti, sia nei Paesi Bassi e all’estero, offrendo una combinazione equilibrata di due talenti unici e fornendo una narrazione che si caratterizza per l’accento sull’ esperienza personale, l’interazione umana e la consapevolezza emotiva. L’intreccio abile del particolare e artigianale con l’universale e commerciale è il segno distintivo della esperienza di progettazione BCXSY.
Negli ultimi anni, BCXSY ha acquisito notorietà e riconoscimento internazionale per la loro dedizione a progetti socialmente sensibili. Il loro lavoro premiato è stato descritto in alcuni dei più prestigiosi eventi di design di tutto il mondo e continua a catturare l’attenzione di gallerie e musei internazionali, tra cui il Victoria & Albert Museum di Londra, il Museo di Shanghai Glass,il Textielmuseum a Tilburg, Paesi Bassi.
Con un approccio che è deliberatamente giocoso , BCXSY non manca mai di sorprendere e ispirare. Grazie alla collaborazione con una serie di laboratori artigianali e di iniziative commerciali, BCXSY crea prodotti che sono una fusione di contesto e bellezza. Tutti i progetti sono in edizione limitata di pochi esemplari, per preservare quella unicità ottenuta grazie ad un rigoroso processo creativo abbinato ad un artigianato di altissimo livello.
Attraverso la loro costante partecipazione a workshop internazionali e conferenze, lo studio è diventato leader nel più recente forum di progettazione e dibattito.I due soci portano spirito, purezza ed unicità alla comunità del design moderno e continuano a ritagliarsi il loro posto tra gli studi di design più influenti di oggi.