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Knoll

Nel 1938 Hans Knoll, tedesco emigrato in U.S.A. a causa delle leggi razziali, apre un piccolo laboratorio per la realizzazione di arredi per creare interni moderni e nel 1943 sposa Florence Schust, architetto e designer diplomata alla Cranbrook Academy of Art a Bloomfield Hills nel Michigan e con lei ingrandisce l’azienda, che nel 1946 diventerà la Knoll Associates, per poi trasformarsi definitivamente nel 1951 in Knoll International, nome ancora in vigore.

I due coniugi chiamano subito a disegnare per l’azienda alcuni compagni di corso di Florence Knoll come ad esempio Eero Saarinen, figlio del direttore della scuola l’architetto finlandese Eliel Saarinen, e Harry Bertoia, all’anagrafe Arieto Bertola scultore e designer di origini italiane. Tutti i soggetti coinvolti all’interno della Knoll abbracciano il genio creativo del Bauhaus e della Cranbrook Academy of Art, che era poi una interpretazione americana della stessa scuola del Bauhaus, per creare nuovi tipi di mobili e ambienti per la vita di tutti i giorni, per la casa e il posto di lavoro. L’artigianato unito con la tecnologia attraverso l’ uso del design fissa il loro punto di vista e modella i valori che vivono ancora oggi all’interno dell’azienda.

Nel 1957 Eero Saarinen progetta quella che ancora oggi risulta il prodotto di maggior successo della Knoll, ovvero la serie Tulip, composta da sedie, tavoli e tavolini con continuità tra la scocca e il basamento, convinto che “le parti inferiori di tavoli e sedie creano una confusione intricata e irritante…volendo farla finita con il caos delle gambe; volendo fare di una sedia di nuovo un’unità”. Il tavolo Tulip, più conosciuto con il nome di Saarinen, è ancora oggi il tavolo più venduto, più imitato e più desiderato dagli appassionati di design nelle sue varianti con il piano in laminato bianco o nero, oppure in marmo dai molteplici colori.

Harry Bertoia realizza invece per la Knoll una collezione di sedute, ispirate a quelle dei coniugi Eames, dove ritorna il tema della discontinuità: un supporto a cavalletto in tondino di acciaio regge una scocca in rete di tondino d’acciaio di varia foggia. La collezione Bertoia risulta essere un vero capolavoro, punto d’incontro tra il design e l’arte: una sedia leggera e trasparente, dove l’aria, che passa attraverso la rete metallica, diventa la vera protagonista del progetto.

La Knoll si distingue fin dai primi anni dall’altra celebre azienda americana di furniture design, la Herman Miller, per la scelta di un design estremamente rigoroso e razionalista e per la coraggiosa riproposizione sul mercato di alcuni arredi storici come ad esempio quelli disegnati dal Maestro Mies Van Der Rohe: la collezione Barcelon, che rimane ancora oggi una delle più note icone del design.

In seguito alla scomparsa prematura di Hans Knoll nel 1955 la moglie Florence prende le redini dell’azienda, preferendo poi lasciare la presidenza nel 1960 per ricoprire la carica di direttore artistico del dipartimento di design; il suo motto sarà per tutta la sua lunghissima vita “ Good Design is Good Business”. Florence Knoll disegna per la sua azienda alcuni elegantissimi arredi, che le vengono utili per arredare gli spazi pubblici e privati, tra i più importanti in America, per illustri clienti privati o aziende pubbliche. Tra essi si possono ricordare il divano Florence Knoll dalle forme rigorose, su struttura in acciaio cromato, i tavoli dalle forme elementari e raffinate con piani in marmo o in vetro e i contenitori, in seguito molti imitati, in legno naturale o laccato su base in acciaio cromato lucido.

In anni più recenti la Knoll si è avvalsa della collaborazione dei migliori designers internazionali contemporanei come ad esempio Frank O. Ghery, Piero Lissoni, Barber Osgerby.

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Karimoku

Karimoku è un produttore di mobili in legno da Giappone centrale con una storia di più di 70 anni .
La loro tradizione deriva di una profonda comprensione di carpenteria artigianale in combinazione con tecnologie d’avanguardia per la costruzione di mobili di alta qualità possibile .
Collaborando con alcuni tra i più promettenti talenti del design internazionale come la coppia creativa olandese Scholten and Baijings o lo studio svizzero Big Game, é stata creata e lanciata la divisione KARIMOKU NEW STANDARD nel 2009 , una una crescente collezione di oggetti innovativi , gioiosi e funzionali che si adattano alle forme di vita urbana nel 21° secolo .
Con l’obiettivo di preservare e rivitalizzare le foreste giapponesi e riprendere un equilibrio con l’industria forestale locale , i nostri prodotti sono realizzati utilizzando fonti sostenibili legni giapponesi , come l’acero , castagno e querce -piccolo- diametro che sono spesso scartati o finire come pasta per carta .
I pezzi KARIMOKU NEW STANDARD sono fatti per donare una gioia durevole, fedele al credo che un mobile dovrebbe durare almeno quanto l’ albero da cui è stato fatto.

La storia di Karimoku, leader nella produzione giapponese di mobili in legno, è iniziato come un piccolo negozio di falegnameria a Kariya, Prefettura di Aichi nel 1940 da Shohei Kato ha assunto una società di legname che esisteva già nel periodo Edo.
Tecnologie di lavorazione, trattamento superficiale e la colorazione del legno sono state accumulate attraverso il subappalto delle varie parti in legno a metà 1900: macchine di filatura che sostenevano ricostruzione postbellica del Giappone negli anni ’40; tavole macchina da cucire, parti di pianoforte e TV stand con gambe in legno negli anni ’50; e la società del tempo ricercato mobili originali per il mercato interno nei primi anni ’60.
Da allora, Karimoku si è concentrata sul perseguimento del suo concetto originale di prodotti “high-tech e high-touch” attraverso la definizione di basi in zone di produzione di legname. Karimoku ha una fornitura ampia e affidabile di materiali e strutture avanzate su larga scala che mostrano tecniche degli artigiani nella massima possibile estendensione. Inoltre, la società ha anche messo in atto un sistema nazionale per i servizi all’ingrosso e al post-vendita per la cura del prodotto. Così, Karimoku ha sviluppato un sistema unico e senza precedenti che attraversa l’approvvigionamento dei materiali, la produzione e la vendite all’interno di una società.
Karimoku ha anche lo scopo di contribuire a migliorare la vita delle persone per far fronte alle sfide presentate da problematiche ambientali. Ciò è dimostrato nella storia di oltre 30 anni di Karimoku nella riforma e l’utilizzo di “Parawood”, un prodotto derivato dagli alberi della gomma dopo il suo utilizzo nella produzione di lattice.

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Edra, moderna tecnologia e tradizione artistica

Edra

Edra dedica da sempre grande attenzione alla ricerca di materiali inediti o da reinventare e di tipologie flessibili, capaci di trasformare il concetto creativo in progetto industriale.

L’intervento manuale altamente specializzato e raffinato, eredità genetica italiana coltivata con attenzione, caratterizza l’unicità della produzione. Le tecnologie utilizzate provengono da orizzonti illimitati, esplorati senza pregiudizio. High-tech che attinge da diversi settori industriali per integrarne l’input nel design senza necessità d’esibizione. Grande complessità tecnica che si traduce in estrema semplicità d’utilizzo. Tecnologia come potenziamento dei mezzi d’espressione, soluzione progettuale avanzata, innovazione.

L’intervento manuale è l’insostituibile apporto umano che distingue e caratterizza l’unicità dei risultati. L’indispensabile attenzione ai dettagli è frutto della sapienza manuale coltivata da anni d’esperienza. Manualità intrinseca che è parte del processo di lavorazione di ogni prodotto Edra e ne assicura l’eccezionale qualità. Una scelta evolutiva nel concepire la produzione seriale.

Nuove relazioni tra corpo e oggetti vengono esplorate. Il concetto di confort si trasforma, allargandosi a nuove possibilità e adattandosi a esigenze di vita quotidiana profondamente mutate. Livelli di confort prima irraggiungibili vengono conseguiti creando nuove forme e utilizzando diversi materiali.

I divani di Edra vengono considerati universalmente i più comodi ed ergonomicamente al mondo grazie alle competenze e all’estro di Francesco Binfarè, tra le personalità piùpreparate in materia nel mondo del design, artefice fin dagli anni ’60 della ingegnerizzazione dei migliori divani del design italiano. Le opere di Binfarè, per Edra sia designer che capo tecnicodel team di ingegneri per la realizzazione, sono divani senza tempo, dove la tecnologia, avanzatissima, ma invisibile, è al servizio dell’estetica: Flap, Standard, Sherazade, On The Rocks, Il Grande Soffice, Absolu, Essential, Pack…sono alcuni dei progetti ormai diventati iconici.
Un discorso a parte all’interno del catalogo Edra, viene riservato allo storico sodalizio con i fratelli Campana, celebri designers brasiliani del design internazionale. Il loro primo progetto per Edra è la famosissima poltroncina Favela, realizzata a mano in Brasile con gli scarti del legno. Ogni anni, ormai da decenni i fratelli Campana creano nuovi progetti per Edra, uniti sempre dalla forte creatività e da quella caratteristica nota ironica che li contraddistingue. Tra i progetti più noti, molti ormai parte delle migliori collezioni museali di design, si possono citare: il divano Cipria, le poltrone Sushi, Vermelha, Grinza, Corallo, i contenitori e i tavoli Brasilia, il letto Cabana…
La selezione di Edra, sempre alla ricerca di nuove collaborazioni internazionali, si completa con i progetti di Jacopo Foggini, maestro nella lavorazione del metacrilato, con a collezione di poltrone a forma di fiore del giapponese Masanori Umeda, Getsuen e Rose chair e con la poltrona Sponge di Peter Traag, realizzata grazie ad una evolutissima tecnologia.

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ecart paris

Ecart

Ecart nasce nel 1978 a Parigi dalla volontà e lungimiranza di Anrée Putman, che decide coraggiosamente di riproporre alcuni designers dimenticati degli anni ’30 come ad esempio René Herbst, Jean-Michel Frank, Pierre Chareau, Michel Dufet, Mariano Fortuny, Robert Mallet-Stevens, Eileen Gray… cercando di riconquistare il grande pubblico con alcuni eterni capolavori in un periodo, gli inizi degli anni ’80, dove le tendenze del design e dell’interieur stavano prendendo ben altre strade. Già il nome vuole essere un manifesto di quello che si desidera proporre: Ecart come divario, come proposta diversa da tutto quello che stava dominando il mondo del design in quegli anni.
Nella mente della Putman non potevano essere dimenticati questi capolavori, frutto della progettazione di grandi architetti e designer e della realizzazione dei migliori artigiani francesi e in particolare parigini. Tutto infatti partiva da Parigi per poi interessare il mondo, fino agli stati Uniti d’America, dove la stessa Putman si occuperà dapprima del celebre Morgans Hotel di New York nel 1984 e poi di molti spazi pubblici e privati.
Come spesso amava dire lei stessa, dopo gli americani, finalmente i francesi e poi gli europei cominciarono ad amare il suo stile e le sue proposte eleganti e raffinate; le opere dei grandi maestri francesi degli anni’30 venivano proposte insieme a design anonimo sempre impeccabile, con colori e materiali spesso molto coraggiosi: il blu elettrico, il celebre damier bianco e nero (quasi un marchio di fabbrica)…
Molti volti noti e brand della moda francese, come Azzedine Alaia, Balenciaga e Karl Lagerfeld si affidarono alla Putman e agli arredi di Ecart per i loro negozi e atelier, ma anche alcuni uomini politici come il ministro francese della cultura Jack Lang per il suo ufficio nel 1984 o infine alcune grandi istituzioni come il museo CAPC di arte contemporanea di Bordeaux, per il quale Anrée Putman disegnerà una monumentale e iconica lampada da terra
Nel lavoro della Putman e nel catalogo Ecart, quasi un riflesso della sua personalità, i materiali definiti ricchi e preziosi, come la lacca nera o l’acciaio cromato, sono accostati a quelli semplici e poveri, come il cotone o il legno naturale, i colori più arditi sono messi in relazione con quelli più neutri, le forme più squadrate vengono alternate a linee più sinuose.
Il catalogo Ecart è ancora oggi diviso in 2 parti: una dedicata agli storici maestri francesi dell’architettura e degli interni degli anni ’30, molto amati dalla Putman, l’altra ai progetti disegnati dalla stessa Putman , come il divano Crescent Moon o la lampada da terra Lune, o a nuove collaborazioni e progettisti contemporanei. Tutta la produzione: mobili, tappezzeria e illuminazione, viene realizzata ancora oggi in Francia dai migliori artigiani, mentre i tappeti, come l’iconico esemplare in bianco e nero di Eileen Gray, vengono tessuti a mano in Nepal.

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e15, design innovativo e artigianale

E15

e15 è sinonimo di coerenza, design rigoroso, unito a materiali di alta qualità e metodi di produzione artigianali innovativi. Come un marchio moderno di qualità che si rivolge ad un mercato globale per la casa e per il contract, il brand mantiene un approccio globale per gli interni, con una marcata visione architettonica portata avanti dal suo fondatore, l’architetto Philipp Mainzer, insieme alla designer e art director Farah Ebrahimi.

In stretta collaborazione con designer, architetti e artisti, e15 sviluppa prodotti originali e colti riferimenti artistici, che riflettono la filosofia del brand e il suo approccio aperto a culture e discipline diverse.

L’azienda prende il nome dal codice postale del suo primo laboratorio a Londra ed è stata fondata nel 1995 con una prima piccola collezione; una radicale nuova semplicità ha segnato questo debutto, lasciando un segno indelebile nella storia del design moderno con forme essenziali rese ancora più evidenti dal materiale solido e grezzo, il rovere massiccio non trattato. Il tavolo BIGFOOT ™ e lo sgabello BACKENZAHN ™ sono gli arredi più iconici di questa collezione, che ha stabilito una estetica nuova attraverso l’uso pionieristico del legno massello nella sua forma più pura.

Dalla Storica collezione del 1995 si sono alternati annualmente nuovi progetti, sempre sulla medesima traccia, arricchendo il catalogo con letti, librerie, scrittoi, sedie, poltrone, credenze, librerie, divani… e una linea di accessori ugualmente rigorosa. L’ utilizzo del rovere massiccio rimane al centro della produzione, recentemente affiancato dall’opzione del noce più scuro. Una menzione a parte merita la selezione e produzione tessile, realizzata per gli imbottiti quali i letti e i divani, creata dall’art director Farah Ebrahimi, che riprende in chiave moderna tradizioni tessili antiche di paesi diversi, rileggendoli con colori e geometrie contemporanee. Recentemente sono state inserite all’interno del catalogo le riedizioni di alcuni pezzi storici disegnati negli anni ’20 da Ferdinand Kramer, maestro tedesco dal tratto rigoroso ed essenziale, che si allinea perfettamente alle proposte contemporanee di e15.

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De Padova

La storia di De Padova attraversa tutti i decenni dagli anni ’50 in poi, con immutata eleganza e raffinatezza.

Negli anni ’50 Fernando e Maddalena De Padova iniziano la propria attività imprenditoriale importando mobili e oggetti scandinavi venduti nello showroom di via Montenapoleone a Milano. Per la prima volta il design del nord Europa arriva in Italia: la sua semplicità e il suo rigore diventano una nuova proposta possibile nel campo del design.
Negli anno ’60, durante un viaggio a Basilea, Maddalena De Padova scopre casualmente la Wire Chair di Charles Eames; nel giro di pochi mesi, Maddalena incontra l’azienda americana Herman Miller da cui ottiene la licenza di produzione per l’Italia dei prodotti disegnati da Charles Eames e da George Nelson. Viene fondata la ICF De Padova, con sede a Vimodrone che produrrà in Italia i mobili per ufficio Herman Miller. Da questo incontro Maddalena De Padova assorbe i segreti che costituiranno il cuore della sua filosofia: l’importanza del contesto ambientale da George Nelson, le “connections” da Charles Eames, il ruolo degli oggetti da Alexander Girard. Viene inaugurato il grande showroom in corso Venezia a Milano, straordinario spazio espositivo su tre livelli, dove il design diventa protagonista.

Dopo la morte di Fernando, Maddalena De Padova si occupa in prima persona dell’azienda, ne segue l’attività produttiva e la distribuzione; viene ceduta la ICF e fondata una nuova società che si concentra sull’edizione di nuovi arredi, il suo nome: Edizioni De Padova, poi semplicemente E’ De Padova. Vico Magistretti inizia in questi anni la sua lunga collaborazione con l’azienda disegnando una collezione di mobili da ufficio con la sua consuete eleganza; sarà l’inizio di un felice sodalizio che porterà ad arricchire il catalogo De Padova di molti capolavori entrati nella storia del design italiano: dalla sedia Silver, al tavolo Vidun, dal divano Pillow al contenitore Shigeto.

Achille Castiglioni progetta una serie di allestimenti per le vetrine che confermano l’unicità dello stile dell’azienda, delle vere messe in scena teatrali del design, dove le vetrine affacciate su corso Venezia diventano un palcoscenico unico sulla scena milanese e poi mondiale del design; allestimenti giocati sull’ironia, la creatività e la consapevolezza di voler raccontare una storia. Castiglioni progetta per la collezione anche alcuni pezzi di grande bellezza come ad esempio il tavolo 95 e lo scrittoio Scrittarello. Si unisce al gruppo Dieter Rams: Maddalena De Padova si innamora della sua libreria 606 e decide di produrre in alluminio per il mercato italiano: la libreria 606 rimane ancora oggi il miglio esempio al mondo di contenitore per riporre i libri.

Alla fine degli anni ’90 inizia la collaborazione con Renzo Piano per l’arredo della caffetteria del Centre Georges Pompidou a Parigi, cui seguono, tra gli altri, l’arredo del ristorante della Morgan Library a New York e la sede del Sole 24 Ore a Milano: tutti gli interni più eleganti, domestici o lavorativi si adattano perfettamente agli arredi del catalogo De Padova. Negli anni 2000 Maddalena De Padova riceve il Compasso d’Oro alla carriera e riapre lo spazio della ex fabbrica I.C.F., completamente ristrutturato ed ampliato, che diventa headquarter dell’azienda. Patricia Urquiola e Nendo entrano a far parte del team designers affiancando la storica collezione. Maddalena De Padova completa la fase di trasferimento della guida dell’azienda ai figli Valeria e Luca che la sviluppano ulteriormente dandole una struttura manageriale. Nell’ aprile 2015 la società viene acquisita da Boffi, che consente all’azienda un programma di distribuzione internazionale, con la passione e il patrimonio tutto italiano che li accomuna.
De Padova rimane saldamente un esempio della eleganza senza tempo italiana, dove un corretto equilibrio, un ottimo design e un grande rispetto per la tradizione progettuale italiana continuano ad arredare le case e gli spazi più raffinati degli italiani e ora anche di tutto il mondo, nel solco delle scelte, ancora attualissime, di Maddalena De Padova.

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ClassiCon

ClassiCon

ClassiCon è un’azienda tedesca, con sede a Monaco di Baviera, che sfida il tempo, presentando un design che ha percorso i secoli senza perdere appeal e contemporaneità; il suo nome stesso è una crasi di “classico” e “contemporaneo” evidenziando fin dalle origini la sua duplicità, aspirando ad offrire pezzi di personaggi affermati che hanno fatto la storia mondiale del design dai primi del ‘900 come ad esempio Eileen Gray e Eckart Muthesius, ma anche a promuovere il design contemporaneo e presentare esempi di design nuovo dalla qualità e dalla forma avanzate, conferendogli la designazione “classica”. Il marchio è sinonimo di alta qualità, forte individualità ed estetica senza tempo, fuori dalle mode passeggere. Gli oggetti di Classicon sono pezzi senza tempo, abbinabili in qualsiasi contesto domestico o lavorativo, con una forte personalità, ma fuori dalle tendenze più fugaci del mondo del design.

Molte le collaborazioni con giovani designer internazionali, con i quali l’azienda instaura un sodalizio duraturo che procede con il passare degli anni, creando una storia progettuale legata ad ogni singolo designer. Il sodalizio più intenso e produttivo è sicuramente quello con il designer di Monaco Konstantin Grcic, che, fino dai primi progetti con l’azienda, ha incluso raffinati riferimenti all’iconico lavoro progettuale di Eileen Gray: i progetti di Konstantin Grcic, poi diventato star mondiale del design contemporaneo, so frutto di attenti ragionamenti sull’ergonomia e sul modo di vivere contemporaneo, con colte citazioni ai maestri del design in una rilettura mai banale o polverosa.

I progetti di Eileen Gray sono tutti prodotti e presenti all’interno del catalogo Classicon , che è licenziataria mondiale di Aram Design Ltd: all’inizio degli anni ’70 Eileen Gray iniziò a collaborare con il produttore Zeev Aram per sviluppare i suoi mobili e le sue lampade per la produzione in serie. Nel 1973 infine la designer firmò un contratto mondiale con Aram Design a Londra per portare tutti i suoi progetti in produzione per la prima volta. La Classicon è quindi licenziataria esclusiva di tutta la collezione Aram di Eileen Gray.

La qualità è un elemento fondamentale per l’azienda tanto che ogni pezzo viene marcato e numerato in modo indelebile e consecutivo, come testimonianza concreta e visibile dell’attenzione riportata alla produzione di ogni singolo esemplare. La firma Classicon garantisce quindi l’utilizzo nella produzione di materiali e metodi di alta qualità, con il rispetto di tutti i requisiti ecologici; il controllo di qualità della produzione è altissimo. Il logo e la numerazione progressiva offrono la garanzia che ogni edizione limitata è una replica autentica dell’originale, realizzata con il consenso dei titolari dei diritti e nel rispetto assoluto dell’originale stesso.

Alta qualità e arredi senza tempo, sono dunque i punti chiave della filosofia ClassiCon, che può vantare la presenza dei suoi elementi d’arredo in numerosi musei europei e internazionali del design.

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cappellini

Cappellini

Cappellini è una storica azienda familiare italiana di design, fondata a Carugo nel 1946 da Enrico Cappellini. Sinonimo di originalità, contemporaneità e sperimentazione, il brand Cappellini produce elementi d’arredo di qualità, mai banali e in grado di arredare ogni spazio residenziale e contract.

Nata come azienda artigianale, le collezioni si caratterizzano per la raffinata semplicità e personalità, dettata dalle grandi firme del design internazionale, scoperte proprio dal talent scout e designer aziendale Giulio Cappellini. Si parla di Jasper Morrison, Marc Newson, Tom Dixon, Marcel Wanders, i fratelli Bouroullec e Nendo, progettisti di opere come Cloud, Knotted Chair, Embryo Chair, Pylon Chair e molte altre, diventate oggi icone del brand internazionalmente riconosciute ed esposte nei più importanti musei del mondo quali ad esempio il Victoria & Albert Museum di Londra, il Moma di New York e il Centre Pompidou di Parigi.

Il talento dell’architetto Giulio Cappellini nel fiutare le nuove tendenze, capire in anticipo l’evoluzione dell’abitare e scoprire prima fra tutti nuovi designers nel panorama internazionale, ha reso la collezione Cappellini unica, variegata e cosmopolita. Nel catalogo Cappellini si possono rintracciare tutte le più significative evoluzioni del design degli ultimi 50 anni: dai progetti apparentemente irriverenti di denuncia e riflessione di Alessandro Mendini, come l’iconica poltrona Proust, fino alla poesia e leggerezza delle opere del designer giapponese Shiro Kuramata, del quale la Cappellini detiene i diritti esclusivi per tutto il mondo.
Da segnalare ancora il lungo, costante e importante sodalizio con il designer britannico Jasper Morrison, che ogni anni crea nuovi progetti per il brand con il consueto tratto minimale ed elegante che lo contraddistingue: il rapporto professionale e di amicizia tra Jasper Morrison e Giulio Cappellini risale a molti decenni fa, quando quest’ultimo decise di mettere in produzione e in catalogo il progetto della tesi di laurea di Jasper Morrison: la poltrona in metallo da esterno e da interno dalle forme sinuose e da nome poetico: Thinking man’s Chair.
La casa secondo Cappellini può essere colorata, estrosa, contemporanea, ma anche minimale, borghese e rassicurante, traducendo in modo flessibile ogni esigenza di arredamento contemporaneo, non potendosi alcun confine o limite.

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Cassina

Cassina

La Cassina è stata fondata nel 1927 a Meda, nel cuore della Brianza, dai fratelli Cesare e Umberto Cassina, inizialmente per la realizzazione delle forniture delle grandi navi da crociera, tra le quali la celebre Andrea Doria, gli interni della quale furono progettati dall’architetto Gio Ponti. Inizia quindi un storico sodalizio tra la Cassina e Gio Ponti, consolidatosi negli anni ’50, che porterà alla realizzazione di molti capolavori del design italiano, tra questi la sedia denominata “Superleggera” , dal peso di 1,66 kg, una intelligente e colta rilettura della famosa sedia Chiavarina, realizzata sulle colline liguri.
Dopo e contemporaneamente a Gio Ponti inizieranno a collaborare con la Cassina giovani e promettenti progettisti italiani, come Mario Bellini, Achille Castiglioni, Vico Magistretti, appartenenti a quella che viene riconosciuta ormai universalmente come la scuola milanese; grazie al coraggio e al fiuto di Cesare Cassina l’azienda inizia ad identificarsi come laboratorio del migliore design italiano, con un’attenta ricerca di tecnologie sempre nuove, messe a disposizione dei progettisti, e con una costante analisi dei cambiamenti degli stili di vita e dei modi di abitare.
Contemporaneamente a questa attività di ricerca e di collaborazione con designer contemporanei, la Cassina, grazie alla lungimiranza e alla perseveranza di Filippo Allison, porta avanti un discorso filologico di riesame, riscoperta e riproduzione di maestri storici del design italiano e internazionale. Nasce quindi un catalogo indipendente, denominato “I Maestri” da affiancare a quello contemporaneo, dove trovano spazio le proposte di Le Corbusier, Charlotte Perriand, Gerrit Rietveld, Frank Lloyd Wright, fino alle recenti acquisizioni degli archivi e dei diritti delle opere di Franco Albini e di Marco Zanuso. L’azienda, per portare avanti in maniera corretta e filologica questo progetto, si avvale della collaborazione delle Fondazioni preposte, ove siano state create come nel caso della Fondazione Le Corbusier, o degli eredi diretti.
In anni più recenti la Cassina ha sperimentato la collaborazione con progettisti contemporanei di varie provenienze, come il francese Philippe Starck, l’italiano Piero Lissoni o la spagnola Patricia Urquiola, mantenendo sempre quel filo conduttore della ricerca, della sperimentazione e dell’innovazione nel mondo dell’abitare. I progetti più recenti, dopo l’uscita di scena della famiglia Cassina, vengono affidati a direttori artistici, come l’attuale Patricia Urquiola, che tentano di dare una interpretazione del mondo Cassina, rileggendo anche alcuni classici con l’inserimento di colori e finiture nuove.
Il catalogo dedicato ai Maestri, ogni anno arricchito con nuovi progetti con il beneplacito delle Fondazioni e degli eredi, rimane l’esempio più brillante, e commercialmente vincente, di come il design storico possa sopravvivere a molti sperimentazioni talvolta non necessarie. Un esempio di questo arricchimento è il dialogo portato avanti dell’azienda con Pernette Perriand, figli di Charlotte Perriand, che ha permesso la riscoperta della figura di questa grande progettista, erroneamente messa in ombra dal maestro Le Corbusier, e di molti suoi progetti poco conosciuti dal grande pubblico.

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